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Attentato Londra, la mamma italiana del terrorista: “Ora voglio essere utile ad altre madri”

Parla Valeria Khadija Collina, la mamma di uno dei tre terroristi del 3 giugno a Londra: “L’unica cosa che potrebbe darmi un po’ di consolazione sarebbe scoprire che anche lui, anche il mio Youssef, sia una vittima”.
A cura di Susanna Picone
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Non riesce ancora ad accettare quello che è accaduto a Londra la sera del 3 giugno Valeria Khadija Collina, l’italiana madre di Youssef Zaghba, uno dei tre terroristi che hanno seminato il panico nella capitale britannica prima di essere uccisi dalla polizia. “Come ha potuto accadere un fatto così terribile? Continuo a pensarci notte e giorno, non so darmi pace, non riesco ad accettarlo. L’unica cosa che potrebbe darmi un po’ di consolazione sarebbe scoprire che anche lui, anche il mio Youssef, sia una vittima. Vittima di qualcosa di più grande di lui, che lo ha inghiottito in un gorgo di male”, ha spiegato la donna, che ora dice di voler essere utile ad altre madri che si trovano in una condizione simile alla sua. Dalla sua casa sulle colline bolognesi la Digos ha portato via tutto ciò che può aiutare a fare luce sulle motivazioni che hanno spinto il figlio 22enne Youssef a partecipare all’attentato di Londra del 3 giugno. Ad “Avvenire” la donna ha parlato di suo figlio, della sua vita, e di come non avrebbe potuto immaginare un epilogo simile. Lui aveva messo la bandiera nera dell’Isis sul suo profilo Facebook e lei gli aveva chiesto di quella scelta che non condivideva: “Lui mi disse che sognava di andare ad abitare nei territori controllati dal Daesh non per combattere, ma perché lì si può vivere secondo le regole dell’islam più autentico. Ne abbiamo discusso a lungo, gli dissi che nulla poteva giustificare l’uccisione di persone in nome della religione, che quello non è islam. Ma nulla faceva presagire che anche lui si sarebbe incamminato su sentieri di morte”.

"Si è avvelenato con qualche sito di propaganda" – Ha detto di star male per aver perso un figlio e per il dolore che suo figlio ha causato ma non crede che quanto accaduto sia frutto di errori educativi da parte sua. Youssef secondo sua madre non viveva in un contesto di emarginazione, dopo due esami andati male all’università aveva deciso di andare a lavorare per un po’ in Inghilterra. “Secondo me la scintilla che ha acceso il fuoco del male nel suo cuore è scattata in Marocco quando si è avvelenato con qualche sito di propaganda radicale su Internet, in cui cercava qualcosa di forte, di rassicurante, che in lui era venuto meno. Poi forse questa fragilità è stata alimentata da cattivi incontri fatti in Inghilterra. Negli ultimi tempi mi aveva mandato un video che lo ritraeva con uno sguardo oscuro”, ha spiegato ancora Valeria Khadija Collina. “Lui aveva ossificato la tradizione musulmana, mentre io cercavo di fargli capire che l’islam deve aprire le menti, non chiuderle”, ha detto ancora la madre di Youssef aggiungendo di restare convinta della sua fede e di voler adesso “metterci la faccia” e combattere una battaglia su due fronti: “Dentro le comunità musulmane per opporci alle interpretazioni riduttive e devianti dell’islam, ma anche fuori, nella società, perché l’islam sia conosciuto nella sua autenticità. Dobbiamo gridare insieme, musulmani e cristiani, che le religioni non sono la causa delle violenze, ma il migliore antidoto”.

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