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Attentati Parigi, bufale e falsi allarmi diffusi sui social network

Durante le ore concitate che hanno seguito gli attacchi terroristici di venerdì 14 novembre a Parigi sono state diffuse alcune voci poi smentite, falsi allarmi e vere e proprie bufale. Il quotidiano francese Le Monde ha raccolto le principali notizie che sono diventate virali poi rivelatesi false.
A cura di Claudia Torrisi
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Durante le ore concitate che hanno seguito gli attacchi terroristici di venerdì 14 novembre a Parigi, tra telefonate, social network e media si sono susseguite notizie – spesso anche confuse o contrastanti – in un flusso velocissimo e costante. Complice il panico e la straordinarietà del momento, in mezzo a questa grande quantità di informazioni, sono state diffuse anche alcune voci poi smentite, falsi allarmi e vere e proprie bufale (che la polizia parigina ha espressamente richiesto di non alimentare). Il quotidiano francese Le Monde ha raccolto le principali notizie che sono diventate virali poi rivelatesi false.

I quattro poliziotti uccisi

In serata si è diffusa la notizia che agenti di polizia sarebbero rimasti uccisi durante il blitz al Bataclan. La voce non è mai stata confermata dalle autorità. È vero che un poliziotto in borghese è stato ferito all'interno della sala concerti. Non si trovava, però, in servizio, ma come semplice spettatore del concerto degli Eagles of Death Metal. Un altro agente in borghese è rimasto ucciso in rue de Charonne.

La sparatoria a Les Halles

A un certo punto si è sparsa la notizia di attacchi terroristici anche a Les Halles, Belleville, Trocadéro, Place République. In realtà non esiste alcuna conferma di sparatorie o di vittime in quei quartieri. I luoghi degli attentati sono il Bataclan, il terrazzo dei ristoranti vicino alla Place de la République, rue de Charonne e la terrazza di un altro caffè, vicino a Place de la Nation .

La manifestazione di solidarietà in Germania

Durante la notte di venerdì 14 su Twitter si è diffusa un'immagine di una manifestazione di solidarietà per le vittime degli attentati di Parigi organizzata in fretta e furia. Salvo poi scoprire che la foto era falsa. Quelli ritratti non erano cittadini in sostegno dei francesi, ma militanti del movimento anti-immigrazione tedesco Pegida in corteo a dicembre dello scorso anno.

La foto del Bataclan prima della strage

Sempre sui social network, girava una foto del Bataclan "prima della sparatoria". L'immagine ha ricevuto migliaia di condivisioni. In realtà – come ha riferito il gruppo deli Eagles of Death Metal, in concerto la sera di venerdì 14 novembre alla sala di Parigi – si tratta di una foto di un altro show, tenuto all'Olympia di Dublino il 12 novembre.

Gli insulti di Donald Trump

Migliaia di condivisioni ha ricevuto anche un tweet polemico di Donald Trump. Il messaggio – "Non è interessante che la tragedia di Parigi si sia verificata in una delle nazioni più sorvegliate al mondo?" – ha fatto infuriare i francesi. Tanto che l'ambasciatore francese negli Stati Uniti, Luca Johnson, ha risposto che "La totale mancanza di dignità in questo messaggio è ripugnante". In realtà, il tweet di Trump risale al 7 gennaio, dopo l'attentato di Charlie Hebdo.

Il raid a Strasburgo

Durante i momenti concitati dopo l'attentato, si è diffusa la notizia di un'azione anti-terrorismo a Strasburgo. Il tweet da cui è partito tutto – fatto da una testata online minore – però, risale al 31 ottobre. Ad ogni, modo, anche quell'informazione è falsa: non c'è stato nessun raid a Strasburgo nemmeno in quella data.

L'Empire State Building con i colori francesi

Contrariamente a quanto si è diffuso il 14 novembre, l’Empire State Building di New York non si è illuminato con i colori della bandiera francese. In  realtà si trattava della Freedom Tower, la torre costruita sul sito del World Trade Center.

Le immagini dell'Empire State Building risalgono ad altri periodi. Infine, non è vero nemmeno che la Torre Eiffel ha spento le luci.

L'incendio alla "giungla" di Calais

Parallelamente ai fatti di Parigi, circolavano immagini di un grosso incendio doloso alla "giungla", l'accampamento migranti di Calais. Molte foto, però, risalivano al 2 novembre, quando una bombola di gas era esplosa. Un incendio la notte del 14 novembre a Calais è certamente riportato da La Voix du Nord ma, a differenza di quanto circolato sui social network, non si tratta di matrice dolosa. Le autorità hanno assicurato che si trattava di fuoco di natura "chiaramente accidentale".

La cattura del terrorista a Bagnolet

Un sedicente "nazionalista" di nome Kevin ha diffuso su Twitter la notizia della cattura e uccisione di uno dei terroristi della strage di Parigi a Bagnolet. Le foto postate – e l'informazione – sono false e riguardano immagini di un'operazione di polizia in Brasile a novembre. L'utente ha postato foto false deliberatamente. "La propaganda ha un futuro luminoso davanti a sè", ha poi scritto su Twitter.

"Zouheir" il vigile eroe dello stadio

Sui social è girata molto la storia di una guardia di sicurezza dello Stade de France che con il suo comportamento eroico avrebbe impedito agli attentatori di entrare nel palazzetto dello sport per farsi esplodere. L'uomo sarebbe un musulmano di nome Zouheir che, stando al testo condiviso sui profili di migliaia di persone, "sarebbe stato completamente ignorato dai media".

L'utente che ha fatto partire la storia ha preso le informazioni dal Wall Street Journal, unico giornale ad aver menzionato una guardia di sicurezza – di nome però Zuhair – che aveva raccontato di trovarsi nel tunnel all'ingresso dello stadio quando ha sentito dei colleghi parlare di un uomo respinto ai cancelli che si era fatto esplodere. Anche questa versione, peraltro, non è confermata dalle autorità francesi.

Gli account jihadisti bloccati da Anonymous

Lunedì è circolata la notizia che Anonymous aveva individuato e segnalato migliaia di account di sostenitori dello Stato islamico. La notizia è vera, ma datata. Gli hacktivist di Anonymous hanno effettivamente parlato in un video diffuso domenica sera di un'offensiva contro l'Isis e la sua presenza sui social. Tuttavia, l'articolo ripreso che quantificava gli account segnalati risaliva a marzo, e a una vecchia operazione di Anonymous.

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