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Attentati in Sri Lanka, l’Isis rivendica. Il governo: “Vendette per i morti in Nuova Zelanda”

Secondo il governo dello Sri Lanka, dove si sono verificati gli attentati di Pasqua provocando la morte di 321 persone, tra cui 45 bambini, gli attacchi sarebbero una vendetta per le vittime di Christchurch, in Nuova Zelanda. L’Isis ha poi rivendicato la responsabilità del massacro: “I killer sono combattenti dello Stato islamico”.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine dei terroristi dell'Isis (Twitter).
Immagine dei terroristi dell'Isis (Twitter).

Mentre continua a salire il bilancio delle vittime degli attentati di Pasqua in Sri Lanka, con 321 morti tra cui almeno 45 bambini e altri 500 feriti, l'Isis ha rivendicato gli attacchi. "Coloro che hanno condotto l'attacco che ha preso di mira membri della coalizione a guida Usa e cristiani nello Sri Lanka l'altro ieri sono combattenti dello Stato islamico", ha fatto sapere il gruppo terroristico islamico attraverso la sua agenzia di propaganda Amaq, senza fornire tuttavia prove del loro coinvolgimento diretto. I terroristi del Califfato hanno diffuso la foto di un uomo affermando che è lui ad aver guidato i kamikaze della strage di domenica 21 aprile.

Qualche ora prima, nella mattinata di oggi, martedì 23 aprile, il ministro della Difesa locale Ruwan Wijewardene aveva detto in Parlamento che secondo le prime indagini gli attacchi "sono stati compiuti come ritorsione dopo quello di Christchurch", la strage delle moschee dello scorso 15 marzo in Nuova Zelanda compiuta in diretta Facebook dal suprematista bianco Brenton Tarrant in cui persero la vita 50 persone.

40 persone arrestate per la strage

Secondo il governo, ci sarebbero due gruppi islamisti locali tra i sospettati per la messa a punto dell'attentato: oltre al National Thawheed Jamaat, il cui nome era già circolato nelle scorse ore, ci sarebbe il Jammiyathul Millathu Ibrahim. I due gruppi avrebbero agito con il supporto di una rete internazionale e probabilmente anche di militanti dello Stato Islamico. Intanto, proprio il governo locale ha deciso di bloccare tutti i social network e ha dichiarato il lutto nazionale e lo stato di emergenza, dopo aver già introdotto il coprifuoco dalle 8 di sera alle 4 del mattino, mentre le forze dell'ordine hanno arrestato 40 persone sospettate di aver avuto un ruolo nell'organizzazione degli attentati, tra cui ci sarebbe, secondo fonti vicine alla Reuters, anche un cittadino siriano. L'esecutivo di Colombo sta cercando di combattere al meglio delle sue possibilità le accuse di presunte falle nel sistema di sicurezza che avrebbero consentito agli attentatori di portare a termine il loro piano omicida.

I numeri del massacro

L'intelligence indiana e i rapporti delle agenzie di sicurezza interne avevano infatti avvertito della possibilità di attentati su vasta scala contro obiettivi religiosi, ma l'allarme è rimasto inascoltato. "Gli attacchi terroristici di domenica in Sri Lanka non sono stati un fallimento dei servizi segreti del Paese, ma una mancanza di circolazione interna delle informazioni a persone capaci di agire", ha detto il ministro delle Riforme economiche. E mentre continua la caccia ai responsabili delle otto esplosioni che hanno colpito chiese e hotel tra le città di Colombo, Negombo e Baticaloa la domenica di Pasqua, sale anche il numero delle vittime, fermo al momento a 321 morti. Tra questi, almeno 45 sono bambini, come sottolinea l'Unicef. Ma l'allerta non è finita. Ieri, lunedì 23 aprile, c'è stata un'altra esplosione vicino Colombo, in un furgone, mentre gli artificieri stavano cercando di disinnescare l'ordigno. Inoltre, sono stati trovati 87 detonatori a basso potenziale esplosivo nella Bastian Mawatha Private Bus Station a Pettah, un altro quartiere della Capitale.

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