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Anche le banche piangono: ribasso record dei prestiti

Il rapporto Abi: a novembre flessione del 4%, mai così male dal giugno ’99. Il dato, spiegano i bancari, risente dell’andamento dell’economia italiana: ripresa assente, domanda debole e quindi credit crunch.
A cura di Biagio Chiariello
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Le banche fanno sempre meno prestiti a famiglie e imprese. A novembre, secondo il rapporto mensile dell'Abi, la dinamica dei finanziamenti ha segnato un calo del 4% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, dopo il -3,7% di ottobre. Si tratta del peggior dato dal giugno 1999, come sottolinea  nel rapporto mensile l'associazione che raggruppa gli istituti di credito italiano. Il trend negativo, sottolinea l'Abi, "risente del persistere della negativa evoluzione delle principali grandezze macroeconomiche (Pil e investimenti)". In altre parole: ripresa nulla, domanda debole e quindi credit crunch. "La crisi dell'economia reale e il perdurare di un differenziale di rendimenti tra il Btp italiano e il Bund tedesco ancora elevato, pur se in discesa, sono le due cause principali di questa perdurante criticità – ha spiegato Gianfranco Torriero, chief economist dell'Abi -. Difficile immaginare che torni una domanda di credito sana se non ci sarà un riequilibrio macroeconomico e finanziario".

Le cose vanno male anche per le banche, a causa della recessione e dell’aumento dei fallimenti delle imprese. Secondo il rapporto mensile dell'Abi, "a seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta". Ad ottobre le sofferenze lorde hanno toccato quota 147,3 miliardi di euro, 27,5 in più di un anno fa e cento rispetto alla fine del 2007, quelle nette sono state pari a 77,4 miliardi. Il rapporto con gli impieghi è al 7,7%, il massimo da ottobre 1999″. Per l'Abi anche le prospettive non sono delle più rosee: "Non bastano variazioni nulle o marginali del Pil e lo spread Btp/Bund, attualmente intorno ai 220 punti base, deve scendere nell'area dei 100 punti base", ha aggiunto Torriero.

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