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Omicidio Ashley Olsen, si apre a Firenze il processo al 27enne Cheik Diaw

Cheik Tidiane Diaw, il senegalese accusato di omicidio volontario aggravato, presente in aula. C’è anche il padre di Ashley, l’americana uccisa a Firenze lo scorso gennaio.
A cura di Susanna Picone
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Diaw Cheik Tidiane e Ashley Olsen
Diaw Cheik Tidiane e Ashley Olsen

Inizia a Firenze il processo per la morte di Ashley Olsen, la giovane americana uccisa l’8 gennaio scorso nella sua casa di Santo Spirito. Questa mattina si è tenuta la prima udienza nell’aula bunker di Firenze davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Raffaele D’Isa. Sul banco degli imputati c’è Cheik Tidiane Diaw, il senegalese di 27 anni accusato di omicidio volontario aggravato. Il giovane oggi era presente in aula seduto accanto al suo avvocato Antonio Voce. Gli avvocati del senegalese mirano a inserire, nel contesto dell'omicidio, un secondo responsabile che sarebbe entrato nella casa di Ashley Olsen quando Diaw se n'era già andato. In aula per il processo c’era anche Walter Olsen, il padre di Ashley. La prossima udienza del processo per il delitto di Firenze, con i primi testimoni, è in programma il 13 settembre.

La difesa dell’indagato – Secondo quanto confermato dall’autopsia, Ashley Olsen è stata strangolata nel suo appartamento di Firenze. La temperatura corporea e l'analisi dell'umor vitreo fanno ritenere che la donna abbia cessato di vivere fra le 12 e le 12,30 dell'8 gennaio. Questi dati arrivati dall’autopsia rafforzano la convinzione degli avvocati difensori di Cheik Diaw secondo i quali dalle indagini emerge uno scenario alternativo. Cheik, fermato poco dopo il ritrovamento del corpo di Ashley, ha ammesso di aver conosciuto la donna nella notte fra il 7 e l'8 gennaio in un locale di Firenze, di averla poi accompagnata a casa dove i due avrebbero bevuto, consumato droga e fatto sesso. Avrebbe poi detto di aver perso la testa quando l’americana avrebbe cercato di spingerlo fuori di casa e quindi l’avrebbe spintonata facendole sbattere la testa a terra. Ma allo stesso tempo l’uomo ha negato di averla strangolata. E se Ashley è morta per asfissia tra le 12 e le 12.30 gli avvocati dell’indagato fanno notare che il giovane non era neppure più in casa.

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