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Morte dell’alpino Garro, la rabbia del papà di Roberto: “Il ministro Trenta non si scomoda per mio figlio: è un morto di serie B?

Papà Angelo Garro: “Il ministro Elisabetta Trenta, riceve Ilaria Cucchi, ma noi no, nostro figlio è forse un morto di serie B?”. Roberto Garro è morto a 19 anni in un misterioso incidente a Gemona Del Friuli. Era in servizio di leva alla caserma Manlio Feruglio di Udine, dove quella sera venne richiamato dalla libera uscita insieme a quattro commilitoni che morirono con lui. La loro auto venne ritrovata orribilmente dilaniata.
A cura di Redazione
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"Dopo vent'anni finalmente siamo stati chiamati dal Ministero della Difesa per la tragedia che ha colpito la nostra famiglia. Siamo contenti, ma ci spiace sapere che non parleremo con il Ministro, Elisabetta Trenta, ma, ancora una volta, con persone da lei delegate. Perché non ha tempo per noi? Nostro figlio, un servitore dello Stato, è forse un morto di serie B?". Così Angelo Garro a Fanpage.it dopo la convocazione, fissata per il prossimo 30 ottobre 2018, nelle stanze di Via XX Settembre "dove forse mia moglie e io saremo ascoltati per la prima volta in merito alla morte di nostro figlio, ma avremmo voluto parlare con il Ministro, come ha ricevuto la sorella di Stefano Cucchi, poteva ricevere anche noi".

Angelo Garro è il padre di Roberto, l'alpino morto a 19 anni la notte del 9 giugno 1998 insieme ad altri quattro commilitoni di stanza con lui alla caserma, “Manlio Feruglio” di Udine e della cui vicenda, si è occupato recentemente Fanpage.it. I quattro militari furono richiamati in caserma dalla libera uscita di cui stavano godendo quella sera e, mentre erano in viaggio, morirono in un misterioso incidente che coinvolse un autoarticolato guidato da un 25 bosniaco. "Temiamo fortemente che ci stiamo sobbarcando in uno dei tanti inutili viaggi già fatti in passato a Roma sperando che non sia la copia di quello dell’8 marzo 2000 (quando tememmo di fare la fine che solo qualche giorno fa fece Jamal Khashoggi, ma non rinunceremo comunque".

Anna e Angelo Garro
Anna e Angelo Garro

La strage fu archiviata senza indagini come incidente stradale sia dalla magistratura militare che da quella civile, nonostante le foto scattate sul luogo dei fatti a Ospedaletto di Gemona del Friuli, mostrassero un'auto – quella dove viaggiava Roberto insieme ai commilitoni – completamente dilaniata da un'esplosione. "Come si fa a dire è che stato un incidente automobilistico? Più che quella di un sinistro stradale, la scena della tragedia sembrava quella dell'attentato di Falcone o Borsellino" – dice Angelo Garro, che da vent'anni si batte per la verità insieme alla moglie Anna Cremona. "Abbiamo perso il nostro unico figlio, non abbiamo più niente da perdere, ci dicano cosa è successo quella notte e se c'è un segreto militare sulla morte di Roberto, vogliamo saperlo".

Non è la prima volta che Angelo e Anna vengono auditi nella stanze di Palazzo Baracchini. "L'8 marzo 2000 (quando il corpo di Roberto era all'istituto di Medicina Legale per l'autopsia richiesta dai genitori, ndr) uscendo dal Parlamento dopo un cordiale incontro con l'allora Presidente della Camera, Luciano Violante, fummo avvicinati da un alto ufficiale per un colloquio chiarificatore presso il Ministero della Difesa, dove fummo condotti con un'auto del Ministero della Difesa. Arrivati ci trovammo da soli, chiusi in una stanza e sottoposti a un vero e proprio ‘interrogatorio' per ore da alti ufficiali appartenuti alla caserma di nostro figlio al tempo dei fatti. All'epoca non ottenemmo nessuna risposta, anzi: avemmo l'impressione che volessero sapere cosa realmente sapevamo noi".

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