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“Alle minacce di Haftar si risponde con la diplomazia”: continua la missione italiana in Libia

Parla il comandante Tricarico: “Per bloccare i flussi migratori occorre puntare sulla diplomazia”. È scettico sul pericolo di un attacco da parte delle truppe di Haftar contro la Marina militare italiana.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ci vuole più intelligence: "Il flusso migratorio può essere fermato solo dopo un'attenta e laboriosa attività diplomatica". È scettico l'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica, il comandante Leonardo Tricarico sull'esito della missione in Libia. Lo ha dichiarato in un'intervista al Messaggero. E minimizza le minacce di Khalifa Haftar, ex generale dell'esercito di Muammar Gheddafi e capo del governo di Tobruk a proposito dei possibili attacchi contro la Marina militare italiana impegnata in operazioni di contrasto del traffico illegale di essere umani. "Non credo neppure che Haftar abbia gli strumenti per colpirci, la sua capacità militare è sottodimensionata e di scarsa qualità".

Secondo Tricarico nell'area avrebbe un ruolo decisivo anche l'Egitto, dove al momento non abbiamo una rappresentanza diplomatica. Per ottenere dei risultati concreti secondo Tricarico si deve procedere attraverso il dialogo con i libici, aprendo lentamente degli spiragli, come sta facendo l'ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Perrone, unico diplomatico europeo presente nel Paese, che a luglio ha aperto un ufficio visti a Tobruk, nell'area di influenza di Haftar. E propio nel governo di Tobruk l'ambasciatore italiano sta cercando una sponda: "Noi siamo interessati a operare d'intesa con tutti i libici se è possibile, e ovviamente con il generale Haftar. Quindi cercheremo il contatto anche con lui e faremo in modo di spiegare gli obiettivi di una missione che non è militare, ma di assistenza alle autorità libiche affinché possano esercitare la loro sovranità in tutto il territorio del Paese. Lo stiamo spiegando a tutte le autorità".

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