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“Tripoli non è colonia romana”: Gheddafi jr contro la missione italiana in Libia

“Il governo italiano sta provocando i libici”, queste le parole del figlio dell’ex leader libico Muammar Gheddafi, a proposito dell’accordo siglato tra Sarraj e l’Italia.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il figlio dell'ex leader libico Muammar Gheddafi, Sayf al-Islam Gheddafi, ha commentato duramente l'intervento delle navi italiane in acque libiche: "Gli italiani stanno ripetendo lo scenario della Nato provocando i sentimenti dei libici, il loro amore per la patria, con l'invio di navi da guerra che violano la sovranità della Libia a causa della condotta irresponsabile di alcuni funzionari libici". Ha usato toni preoccupati nel suo intervento secondo quanto ha riportato una fonte di Lybia 24 Tv. "I politici italiani hanno rovinato la sintonia e i rapporti che erano alla base delle relazioni tra i due Paesi vicini dopo aver concesso alla Nato di bombardare le città libiche da basi italiane", ha aggiunto Gheddafi junior.

Proprio ieri il generale Kalifa Haftar avrebbe dato ordine alle sue forze di bombardare le navi italiane impegnate nella imminente missione di supporto navale alla Libia. È stata l'emittente Al Arabiya su Twitter a comunicarlo. "Notizia infondata", commenta il Governo italiano. Haftar è in contrasto con la decisione del premier di Tripoli, Fayez Sarraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, reo di aver concluso l'accordo con l'Italia per collaborare nella lotta ai trafficanti di esseri umani. La presenza di navi straniere rappresenterebbe per il capo del governo di Tobruk una "violazione della sovranità nazionale" libica. Il Parlamento italiano intanto ha dato il via alla missione della Marina Militare, mentre nelle acque territoriali libiche si trovava già il pattugliatore italiano "Comandante Borsini", impegnato nell'operazione "Mare Sicuro". "Il contributo delle forze armate in questa direzione è assolutamente strategico e determinante: questa non è certo una missione aggressiva – ha precisato il premier Gentiloni – ma di sostegno alla fragile sovranità di quel Paese".

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