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Il terremoto non ferma i Pinguini Tattici Nucleari a Napoli: concerto pop tra Palestina e Pino Daniele

I Pinguini Tattici Nucleari hanno suonato a Napoli poco dopo due forti terremoti, ma il pubblico non si è accorto di nulla anche grazie alla musica della band bergamasca.
A cura di Francesco Raiola
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Pinguini Tattici Nucleari (ph Adriana Tedeschi)
Pinguini Tattici Nucleari (ph Adriana Tedeschi)

Mentre la terra a Napoli trema, il PalaPartenope balla sulle note dei Pinguini Tattici Nucleari. È stata una serata particolare per chi era nella città partenopea, lunedì sera, quando alle 20.10 la terra ha tremato con una magnitudo di 4.4, dato che non si registrava da 40 anni. Gli abitanti di Pozzuoli sono scesi in strada, cercando di trovare un po' più di tranquillità fuori dalle proprie case oscillanti, ma anche a Fuorigrotta la situazione era tesa. Su Viale Kennedy, quasi all'incrocio con via Barbagallo – dove si trova la struttura -, alcune persone sono in strada, all'altezza dell'Istituto Tecnico Industriale Righi, hanno delle buste di plastica in mano, parlano tra di loro, guardano il palazzo di fronte, probabilmente quello da cui sono fuggiti. A pochi metri di distanza, però, la situazione sembra quasi normale, migliaia di persone sono dentro al Palazzetto per assistere al concerto dei Pinguini Tattici Nucleari.

Fin dal primo pomeriggio migliaia di persone erano a Fuorigrotta per il primo dei due concerti sold out della band a Napoli, una fila lunghissima e composta attraversava tutta via Giochi del Mediterraneo, tante le auto e il traffico, per quello che era uno dei concerti più attesi dell'anno, in città. Quando arriviamo al Palazzetto ci sono state già le due scosse maggiori e siamo nel pieno dello sciame sismico, eppure è come se ci fosse un'altra città nella città: migliaia di ragazzi probabilmente non hanno neanche avuto percezione di cosa sia successo, tantissime erano già all'interno del PalaPartenope, i restanti stavano entrando, all'interno della struttura era già festa, la gente cantava e ripeteva il rito dei concerti, soprattutto di quello così identitario come quello dei Pinguini Tattici Nucleari.

Insomma, per qualche ora il Palapartenope è diventata una bolla a sé stante, un angolo di tranquillità in mezzo al caos tutto intorno. E forse i Pinguini sono la band giusta per cercare di regalare due ore di serenità, spensieratezza e pop fatto come si deve. Quello di Riccardo Zanotti, Elio Biffi, Nicola Buttafuoco, Matteo Locati, Simone Pagani e Lorenzo Pasini è un racconto che si è costruito negli anni e che è riuscito a creare attorno a sé una comunità solidissima: c'è un momento, durante il concerto, in cui sono tutti attorno a un tavolo e raccontano la propria storia, quello è sintomatico di quello che è il rapporto con i fan, rappresenta proprio un falò estivo tra amici.

Pinguini Tattici Nucleari (ph Francesco Prandoni)
Pinguini Tattici Nucleari (ph Francesco Prandoni)

E come ai falò il pubblico canta e sovrasta la voce della band, a volte Zanotti lascia fare, il tutto è enormemente interattivo e costruito molto bene. In questi mesi alcuni artisti che hanno parlato con Fanpage, on record o off record, hanno preso proprio la band di Bergamo come esempio di live ben fatto, uno per tutti Max Pezzali che qualche settimana fa, parlando dei live, disse: "Pensiamo ai Pinguini, vedi il concerto e ti diverti, non è una pippa mentale, è un evento collettivo a cui il pubblico partecipa, canta con loro, sono sullo stesso piano, non c'è adorazione". E in effetti il rapporto tra band e pubblico non sembra mai gerarchico, ma è molto orizzontale.

E questa orizzontalità la si deve anche al modo in cui i Pinguini hanno trovato la popolarità: nessun talent, nessuno strappo, ma una crescita costante, una capacità enorme di scrittura di Zanotti e della band, che hanno regalato un altro standard al pop italiano e hanno permesso a migliaia di persone di identificarsi con le proprie storie, di ballare e di emozionarsi. E così si passa dal racconto degli Hikikomori alla spiegazioni di cosa sono le canzoni filler – quelle che, oltre ai singoli, riempiono un album – lanciando Lake Washington Boulevard, b-side esplosa grazie all'amore dei fan, passando per una dedica immancabile a Napoli. La band, infatti, che solitamente rende omaggio, nel bis, a Lucio Dalla, questa volta ha voluto reinterpretare A me me piace ‘o blues di Pino Daniele, riuscendoci anche molto bene.

Infine una parola per un momento preciso dello spettacolo, ovvero quello in cui la band viene portata in alto dalle pedane mobili del palco e da lassù Elio Biffi chiede alla gente di cacciare le chiavi, uno strumento musicale che tutti abbiamo in tasca; chiavi che sono simbolo di casa, ma in generale di tutto ciò che possono aprire, oltre che di un popolo che la casa l'ha persa. A quel punto il musicista decide di dedicare un momento di solidarietà alla Palestina: "Le chiavi come simbolo di solidarietà al popolo palestinese" e il loro trillo di tutto il palazzetto fa da accompagnamento musicale a "Pensa agli altri" del poeta palestinese Mahmoud Darwish. In messo a una serie di inutili, scontati e generici "Viva la pace" o "Abbasso la guerra" detti dai cantanti, almeno i Pinguini prendono una posizione. Perché se vuoi farlo, devi farlo per bene, altrimenti è meglio lasciare stare.

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Giornalista dal 2005, sono responsabile dell'Area Musica di Fanpage.it dal 2013. Sono stato tra i fondatori di Agoravox Italia, e ne sono stato direttore dal 2011 al 2013. Ho scritto di musica, tra gli altri, per Freakout Magazine e Valigia Blu e sono stato relatore al Master di I° livello “Scuola di Giornalismo Post Laurea” dell'Università degli Studi di Salerno. Sono stato per diverse edizioni tra i relatori al Festival Internazionale del giornalismo di Perugia.
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