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Maltempo al Nord, il climatologo Betti: “Troppe alluvioni lampo, Italia fragile anche per abusivismo edilizio”

Secondo Giulio Betti, climatologo del Consorzio LaMMA e dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze, le alluvioni che hanno colpito il Nord Italia in questi giorni sono figlie del cambiamento climatico. A doverci impensierire secondo il climatologo, la frequenza di questi eventi nel corso degli ultimi anni.
A cura di Gabriella Mazzeo
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A un anno di distanza dall'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna, una nuova ondata di maltempo e pioggia ha messo in ginocchio il Nord Italia con Lombardia e Veneto ostaggio delle esondazioni dei fiumi. Fenomeni che hanno costretto i vigili del fuoco ad effettuare diversi interventi in Lombardia e molti comuni a chiudere le scuole situate nei pressi dei corsi d'acqua. In Veneto, invece, è stata diramata per la giornata di oggi, sabato 18 maggio, l'allerta rossa.

Secondo Giulio Betti, climatologo del Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e per l’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze, le "alluvioni lampo" come quelle registrate negli ultimi giorni traLombardia e Veneto, vanno analizzate non come fenomeni a sé stanti ma in base alla loro frequenza. "L'alluvione in Emilia-Romagna si è verificata solo un anno fa – ha spiegato a Fanpage.it -. È questo che deve preoccuparci: la frequenza ci fa ragionevolmente credere che questi fenomeni siano effettivamente figli del cambiamento climatico".

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Deve preoccuparci la frequenza di questi fenomeni estremi o la violenza delle piogge che registriamo? 

Partiamo dal presupposto che un singolo evento è sempre difficile da inquadrare come figlio del cambiamento climatico o meno. Quando eventi come le alluvioni lampo degli ultimi giorni si verificano con una certa frequenza, è più semplice immaginare che ci sia uno schema dietro. Negli anni abbiamo visto un susseguirsi di emergenze di questo tipo, l'ultima appena un anno fa. Se ci pensiamo, anche le precipitazioni che hanno recentemente messo in ginocchio la Lombardia e il Veneto sono arrivate dopo altri eventi molto simili avvenuti nel 2023. L'elenco è abbastanza lungo e questo deve preoccuparci: ormai quasi ogni perturbazione che tocca il nostro Paese fa registrare dissesti idrogeologici o idraulici con esondazioni che interessano i corsi d'acqua minori.

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Il reticolo minore ovviamente esonda molto prima dei grandi fiumi con gli ingenti quantitativi di pioggia caduta nelle ultime ore e quel che è peggio è che questi sono meno controllabili dei grandi corsi d'acqua e difficilmente gestibili. Le piene. infatti, arrivano in maniera improvvisa e quasi mai è possibile anticiparle.

Il fatto che queste ingenti piogge si stiano verificando nel mese di maggio deve stupirci?

No, non deve sorprenderci. In questo periodo sento molte persone meravigliarsi del fatto che a ridosso di giugno possa ancora piovere con questa frequenza, ma in realtà maggio è sempre stato un mese molto piovoso, soprattutto per il Nord Italia. Ci sono stati anche in passato eventi alluvionali proprio a maggio: quello che deve sconvolgerci è il numero di fenomeni del genere che registriamo da qualche anno a questa parte.

Per quanto riguarda invece la violenza delle piogge, dobbiamo sapere che purtroppo il cambiamento climatico renderà questi disastri sempre più frequenti. In alcune zone del Nord Italia, per esempio, è caduta la pioggia di un mese in poche ore. A Milano in 4 mesi e mezzo è caduta la pioggia di un intero anno: parliamo di fenomeni straordinari e di difficile gestione.

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C'entra qualcosa la grande urbanizzazione di queste regioni e più in generale il processo di cementificazione registrato nelle città?

Qualsiasi opera dell'uomo va inevitabilmente a creare un ostacolo, sia che si tratti di opere fatte nel rispetto di qualsiasi norma che di opere abusive. Un eccesso di cementificazione o urbanizzazione come quella del Nord Italia comporta ovviamente un'accelerazione dell'acqua quando il fiume esonda perché non trova "ostacoli naturali" e se lasciata libera, la corrente diventa impetuosa. Più semplicemente, l'acqua va a riprendersi gli spazi che l'uomo le ha tolto.

Questi processi non possono essere arrestati perché l'urbanizzazione è inevitabile, ma ci vorrebbe un compromesso tra lo sviluppo urbano e la gestione oculata del territorio. Come si possono attenuare i danni provocati da ondate di maltempo come quella degli ultimi giorni? Semplicemente intervenendo a monte del problema.

Cioè?

Prima di intervenire in città, bisogna intervenire nelle campagne, creando ulteriori casse di espansione per i corsi d'acqua e lavorando per la canalizzazione più razionale delle acque. Per fare questo. bisogna investire denaro e forse perderne altrettanto, ma aiuterebbe in termini di sicurezza. Per esempio i fiumi intubati nel cemento andrebbero guidati in spazi nei quali possano naturalmente "sfogare" l'acqua in eccesso.

Anche in questo caso sono necessarie opere pubbliche, ma dobbiamo sapere che in Italia il dissesto idrogeologico è un enorme problema perché il nostro è un Paese fragile in cui l'abusivismo edilizio, soprattutto in alcune aree della penisola, ha avuto la strada spianata per tantissimi anni. Morfologicamente è fragile e molto urbanizzato, per questo servirebbe un grande piano Marshall di messa in sicurezza del territorio.

Questo piano servirebbe a prescindere dal cambiamento climatico, ma questa circostanza lo rende quasi vitale. Dovrebbe essere la priorità nelle agende politiche di qualsiasi colore. Non servirebbe ad evitare del tutto questi fenomeni naturali sempre più frequenti, ma eviterebbe tantissimi danni a persone e cose.

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