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Caso Barbara Capovani, trovate le scarpe che indossava il killer: erano tra 25 tonnellate di rifiuti

Gli uomini della Squadra Mobile hanno trovato nella spazzatura un paio di scarpe da ginnastica che avrebbe indossato Gianluca Paul Seng, ex paziente psichiatrico accusato di aver commesso l’omicidio della sua ex dottoressa, Barbara Capovani.
A cura di Davide Falcioni
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Barbara Capovani
Barbara Capovani

Proseguono le indagini sulla morte di Barbara Capovani, la psichiatra 55enne aggredita e uccisa il 21 aprile scorso all'uscita dall'ospedale Santa Chiara di Pisa. Gli uomini della Squadra Mobile hanno trovato nella spazzatura un paio di scarpe da ginnastica che avrebbe indossato Gianluca Paul Seng, ex paziente psichiatrico accusato di aver commesso il delitto. Si tratterebbe – è l'ipotesi degli inquirenti – delle calzature che il presunto killer avrebbe indossato al momento dell'omicidio e che poi avrebbe gettato in un cassonetto della nettezza urbana.

Ora le scarpe saranno sottoposte a una serie di indagini per la ricerca del Dna. La Procura ha conferito ieri gli incarichi ai consulenti e ai periti finalizzati allo svolgimento di analisi genetiche su diversi reperti che gli investigatori ritengono connessi alla commissione del delitto della dottoressa Barbara Capovani: oltre alle scarpe anche alcune mascherine, un paio di ciabatte e una cartellina di documenti. Dopo il fermo dell'indiziato, l'ex paziente psichiatrico Gianluca Paul Seung,  le indagini non si sono mai arrestate e sono volte a trovare ulteriori elementi di prova a riscontro del già solido quadro indiziario raccolto. Sono stati pattugliate, avvalendosi di elicotteri e droni, le possibili vie di fuga dell'autore dell'omicidio all'ospedale Santa Chiara, allo scopo di ricercare l'arma del delitto, lo zaino e gli indumenti utilizzati da Seung per l'assassinio.

Gianluca Paul Seng
Gianluca Paul Seng

In particolare, con importante sforzo di risorse umane e strumentali, con il contributo della Geofor Spa, sono stati sequestrati e controllati tutti i cassonetti collocati sulla via di fuga del presunto autore dell'omicidio, allo scopo di verificarne il contenuto. Per recuperare il contenuto di uno di questi, un cassonetto collocato in via Pietrasantina, all'altezza della pensilina dell'autobus prima dell'incrocio con via del Marmigliaio, che era già stato già svuotato e che era destinato alla esclusiva raccolta del vestiario, è stato necessario sequestrare un intero container collocato in area doganale presso il porto di Livorno, contenente complessivamente 25 tonnellate di abbigliamento proveniente da varie province della Toscana, che sarebbe stato inviato in Tunisia il giorno successivo alla data del sequestro, per le attività di recupero del materiale tessile.

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