Soldi in cambio di voti, arrestato in Puglia il candidato alla Regione
Associazione mafiosa, voto di scambio e coercizione elettorale: sono queste le pesanti accuse per le quali i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Bari hanno tratto in arresto 21 persone, tutte ritenute collegate al clan Di Cosola di Bari: in manette sia alcuni capi che affiliati, oltre ad Armando Giove, politico strettissimo collaboratore di Natale Mariella, candidato per i Popolari alle elezioni regionali del 2015 (nonché attuale imprenditore e consigliere della Camera di commercio di Bari). Giove avrebbe concordato con gli esponenti del clan il pagamento di 50 euro a voto in favore del suo amico politico.
L'inchiesta, condotta dai pubblici ministeri antimafia di Bari Federico Perrone Capano e Carmelo Rizzo, ha preso il via in seguito ala testimonianza del collaboratore di giustizia Michele Di Cosola (figlio dello storico capoclan Antonio, pentitosi prima di suo figlio). Gli inquirenti hanno constatato che i Di Cosola si stavano riorganizzando, stringendo con altri clan mafiosi alleanza allo scopo di contrastare il potente gruppo degli Strisciuglio. Rientra proprio in questa strategia anche il parziale condizionamento delle elezioni regionali 2015.
A settembre scorso, in relazione a questo reato, erano stati arrestati i primi cinque esponenti del clan: personaggi che, ‘con minacce velate', avrebbero avvisato i cittadini incontrati per strada che sarebbero stati in grado di conoscere se realmente avessero votato Natale. Dei 70mila euro promessi inizialmente da Armando Giove, 28mila sarebbero stati realmente consegnati a Piero Mesecorto, pregiudicato di Giovinazzo, che poi si sarebbe impegnato a "distribuirli" come elargizioni elettorali in cambio dei voti a Natale Mariella, protetto dai clan.
