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Vadim Piccione, morto a 22 anni durante la Notte Rosa: procura riapre il caso dopo 5 anni

Riaperto il caso del ventiduenne di Ravenna morto durante la Notte Rosa del 2012. La nuova inchiesta è stata aperta dopo che il consulente della famiglia ha depositato una memoria in cui si esclude che Vadim possa essere morto per annegamento.
A cura di Susanna Picone
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La procura di Rimini ha riaperto il caso di Vadim Piccione, giovane di ventidue anni di Ravenna che la mattina dell’8 luglio 2012 fu trovato privo di vita, riverso nel torrente Marano a Riccione. La sera prima il giovane era arrivato in Riviera per festeggiare la Notte Rosa insieme ai suoi amici.  Il gruppo si perse di vista nel corso della notte e, all'alba, gli amici tornarono a Ravenna senza il ventiduenne. Il padre del ragazzo lo cercò per un giorno e una notte prima che le acque del Rio Marano restituirono il cadavere. Gli investigatori esclusero un'aggressione per rapina perché Vadim fu trovato in possesso sia del portafoglio che della catenina d'oro. Inoltre non erano presenti sul corpo evidenti lesioni né segni di percosse. Nel 2014 il tribunale di Rimini aveva archiviato l'indagine su una presunta omissione di soccorso da parte degli amici nei confronti del giovane. A distanza di quasi due anni dai fatti i giudici non avevano ravvisato né eventuali reati né responsabili.

Nuova inchiesta con l'ipotesi di omicidio colposo – La nuova inchiesta è stata aperta, con l'ipotesi di omicidio colposo, dopo che il consulente della famiglia del giovane ha depositato una memoria in cui si esclude che Vadim possa essere morto per annegamento, come invece fu ipotizzato quasi cinque anni fa.

Il “pasticcio” dell’autopsia – Del ragazzo non fu possibile stabilire la causa esatta del decesso in quanto il suo corpo era in condizioni tali che non consentirono accertamenti attraverso l'autopsia. Il disguido fu legato all'errore di un operatore dell'obitorio – che intanto ha pagato con una condanna a sei mesi per omissione di atti d'ufficio – il quale rimandò il corpo al cimitero adducendo problemi di posto. Il risultato fu che il corpo del giovane, chiuso nel sacco e con le elevate temperature estive, accelerò il processo di decomposizione.

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