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Tribunale di Roma concede la stepchild adoption a coppia gay

Il Tribunale per i minorenni di Roma ha concesso l’adozione di un bambino a una coppia omosessuale che ha fatto ricorso alla maternità surrogata in Canada, introducendo di fatto l’istituto della stepchild adoption in Italia.
A cura di Charlotte Matteini
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Immagini di repertorio
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Un'altra storica sentenza emessa dal Tribunale per i minorenni di Roma, relativa all'adozione da parte di coppie omosessuali. Il giudice incaricato di valutare il caso ha infatti concesso l'adozione di un bambino a una coppia di genitori di sesso maschile, insieme fin dai tempi dell'università, che ha fatto ricorso alla maternità surrogata in Canada. Secondo il Tribunale romano, infatti, era giusto ritenere che fosse nell'interesse superiore del bambino poter continuare a crescere con  quelli che finora sono stati i suoi genitori di fatto.

Secondo quanto si apprende dalle agenzie, la sentenza sarebbe inappellabile perché scaduti i termini. Una sentenza storica, quindi, perché di fatto costituisce un precedente per l'introduzione della stepchild adoption in Italia per via giudiziaria, nonostante il Parlamento non abbia finora ancora voluto approfondire e legiferare sulla questione. Sono passate infatti solo poche settimane da quando in Senato si è arenato il ddl Cirinnà, la famigerata proposta di legge sulle unioni civili depositata in Parlamento nel 2013 e ancora in attesa dell'approvazione definitiva alla Camera.

Nella prima versione, infatti, il ddl Cirinnà prevedeva l'istituzione della stepchild adoption in Italia, letteralmente l'adozione del figlio del convivente. La stepchild, come più volte dichiarato dagli onorevoli favorevoli al provvedimento, avrebbe permesso di sanare le storture attualmente esistenti, ovvero avrebbe permesso ai bambini figli di coppie omosessuali di godere degli stessi diritti di cui godono i loro omologhi figli di coppie eterosessuali. La stepchild adoption per le coppie eterosessuali, infatti, esiste da oltre due decenni in Italia e permette nient'altro che l'adozione di un bambino biologicamente figlio di uno dei due partner da parte dell'altro componente della coppia, estendendo tutti i diritti e doveri strettamente connessi evitando quindi che, nel momento in cui dovesse succedere qualcosa al genitore biologico del bambino, al genitore non biologico venga impedito di occuparsi del figlio che ha cresciuto insieme al compagno. L'articolo 5, quello riguardante l'introduzione della stepchild adoption, è stato però stralciato dall'emendamento dell'Esecutivo per permettere l'approvazione dell'impianto della legge sulle unioni civili che, a causa dei numeri "ballerini" in Senato, rischiava di saltare del tutto.

Non è comunque il primo caso di stepchild adoption per via giudiziaria, in Italia: il 22 ottobre dello scorso anno, infatti, sempre il Tribunale per i minorenni di Roma ha sancito la possibilità di adozione da parte della mamma non biologica, applicando quindi la normativa attualmente presente per le coppie eterosessuali.

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