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“Siete lesbiche? Niente casa popolare”. Torino, rimosso dipendente Atac

Due donne si sono presentate più volte ad uno sportello dell’istituto per le case popolari di Torino per far valere i propri diritti (riconosciuti anche dalla recente legge sulle Unioni Civili). L’impiegato però si è opposto. Rimosso, ora parla di “dignità calpestata”, e di “principi di vita”.
A cura di Biagio Chiariello
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Una coppia omosessuale ha chiesto un alloggio popolare a Torino. L’impiegato della Atc – l’Agenzia territoriale per la casa – rivendica il diritto all’obiezione di coscienza e si rifiuta – nonostante la legge sulle Unioni Civili che garantisce lor gli stessi diritti delle coppie etero – di istruire la pratica. La storia si conclude con la rimozione immediata dell’impiegato dal suo incarico e l’avvio di un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Perché, sottolinea il presidente Atc Marcello Mazzù, “ha leso la dignità umana di due persone e non può stare a contatto con il pubblico”.

La vicenda è riportata da La Stampa. Le due donne si erano presentate allo sportello richiedendo la possibilità di una convivenza “more uxorio”, cioè poter ospitare, da parte di un assegnatario di casa popolare, un’altra persona che abbia i requisiti di reddito. Che può essere un parente o un conoscente che per qualunque motivo viene ospitato. Il rifiuto dell’impiegato sarebbe avvenuto per ben due volte. Tre mesi fa l’uomo aveva giustificato il suo diniego con la mancanza di una legge. Una scusa venuta meno con l’approvazione delle Unioni civili, a cui ha risposto con l’obiezione di coscienza. “Non esiste nessuna obiezione di coscienza – spiega Mazzù -. L’Atc prevedeva già prima dell’approvazione della legge la possibilità di convivenza more uxorio per due persone dello stesso sesso. Mi auguro che la sanzione sia commisurata alla gravità del fatto – conclude – sarebbe stato uno smacco per l’istituto passare alle cronache come l’ente che rifiuta la convivenza di due donne”.

Ora però l’impiegato rimosso fa sentire la propria voce: “Prendo atto di tale situazione – ha risposto all’Atc dopo i provvedimenti presi contro di lui – e anche io agirò di conseguenza nel momento in cui la dignità della mia persona viene calpestata. Mi ritengo una persona con dei principi, e nella vita, oltre che nel lavoro, agisco in conformità ad essi. L’obiezione di coscienza che in tale caso non mi viene riconosciuta la considero cosa grave”.

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