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Rubarono soldi e fedi nuziali ai profughi soccorsi in mare: 8 marò rinviati a giudizio

I militari si appropriarono di ingenti somme di denaro ed altri beni personali durante le perquisizioni. I profughi erano appena stati soccorsi a largo di Lampedusa.
A cura di Davide Falcioni
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Otto marò, militari della Brigata Marina San Marco, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di aver rubato effetti personali a dei profughi durante un'operazione di salvataggio in mare dell'ottobre di due anni fa. I militari saranno processati dal tribunale militare di Napoli e a stabilirlo è stato il gup Stanislao Saeli, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Marina Mazzella. Il sottufficiale M.M., di 38 anni, dovrà rispondere di peculato militare pluriaggravato e mancata consegna. Per gli altri 7, l’accusa è solo di mancata consegna.

Era la notte tra il 25 e il 26 ottobre del 2013 quando un centinaio di profughi siriani furono soccorsi in acque internazionali – a 45 miglia da Lampedusa – dalla nave "Chimera" che aveva a bordo alcuni uomini in servizio alla Brigata San Marco. I migranti, appena arrivati in Sicilia, riferirono alla polizia giudiziaria di essere stati derubati di soldi e beni personali durante i controlli da parte del nucleo di marò.

Gli investigatori hanno appurato che i militari riponevano denaro e oggetti in buste prive di dati identificativi, obbligando i profughi perquisiti a distogliere lo sguardo durante le operazioni restando inginocchiati e rivolti verso il mare. Il pubblico ministero e gli investigatori hanno raccolto le testimonianze di numerosi migranti recuperati dal Chimera, compresi donne e bambini. Secondo le accuse uno dei marò si sarebbe fatto consegnare del denaro, 34.850 euro e 26.354 dollari Usa oltre a oggetti preziosi – incluso un anello nuziale – violando gli ordini e le disposizioni operative secondo le quali i militari si sarebbero dovuto limitare a ritirare soltanto armi e materiale pericoloso, qualora fosse stato trovato in possesso dei migranti. I profughi vennero ospitati nel centro di accoglienza di Geraci Siculo (Palermo) e assistiti gratuitamente, su richiesta del sindaco, Bartolo Vienna, dall'avvocato Guido Bellanca. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 29 settembre.

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