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Renzi dopo le Comunali: “Niente drammi, PD non pensi alle correnti, ma parli a italiani”

Nella sua consueta eNews, il Presidente del Consiglio torna sui risultati dei ballottaggi: “Non si deve minimizzare, è vero. Ma non si può nemmeno drammatizzare. Non è la prima volta del resto che in un ballottaggio si verificano sorprese”.
A cura di Redazione
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Nella giornata di ieri, il Presidente del Consiglio aveva solo accennato l’analisi del voto delle elezioni, con la netta sconfitta subita ai ballottaggi nelle grandi città. Ora, con la sua consueta eNews, Renzi torna a parlare del flop alle elezioni alla vigilia della attesissima Direzione Nazionale del Partito Democratico che si terrà nella giornata di domani.

“Io penso che sia giusto dire la verità, sempre”, esordisce Renzi, spiegando però di valutare i risultati come molto disomogenei territorialmente. Ma che si tratti di una sconfitta netta è chiaro:

L'eco dei successi dei Cinque Stelle è molto forte, non solo sui media. Perché se perdi a Roma dove è accaduto ciò che sappiamo, te lo aspetti. Se perdi anche a Torino dove per giudizio condiviso il sindaco uscente ha governato bene, scatta il campanello d'allarme. In alcuni comuni, dunque, i Cinque Stelle hanno interpretato meglio di noi la richiesta di cambiamento che proveniva dalla società. E hanno vinto, in modo netto.

Tuttavia Renzi è convinto che non sia opportuno fare drammi, pur senza minimizzare. E fa degli esempi:

Non è la prima volta del resto che in un ballottaggio si verificano sorprese. Nel pieno della luna di miele 2014, quindici giorni dopo il 41% delle Europee, il PD perse per la prima volta dopo decenni Potenza, Perugia e Livorno. Perse Padova che aveva governato a lungo. E perse al ballottaggio, dopo aver vinto quasi sempre nettamente al primo turno.

La strada da seguire, nella lettura di Renzi, non può che essere una e una sola:

Oggi in molti mi chiedono di ascoltare con attenzione il messaggio di queste amministrative. Accolgo volentieri il suggerimento. Penso utile che il Pd e il Governo cerchino di capire come e dove possiamo fare meglio. Ci si apra di più al territorio, alle riflessioni e alle critiche dei cittadini, ai suggerimenti degli amministratori locali e dei circoli. E le email, tante e quasi sempre molto belle, che mi state inviando a matteo@governo.it mi sono davvero utili in questa direzione.

Non credo però che questa discussione – seria e bella come tutte le discussioni vere – possa essere rimpiazzata dalla classica polemica sulle poltrone in segreteria o sul desiderio delle correnti di tornare a guidare il partito. Non credo ai caminetti: apriamo le finestre, spalanchiamole, altro che caminetti. Parliamo, certo: ma con gli italiani e degli italiani, non dei nostri equilibri congressuali.

Il PD deve caratterizzarsi per le cose che propone, non per le proprie divisioni interne. Possiamo parlare di crescita e di diseguaglianze, di diritti civili e terzo settore, di stabilità istituzionale e lavori a tempo indeterminato, di tassazione e di energie rinnovabili, di innovazione e merito nella pubblica amministrazione, di immigrazione e flessibilità europea. Non di spartizioni interne alle correnti come avveniva in passato. Mi emoziono davanti a una email di un ragazzo che firma finalmente un contratto a tempo indeterminato, uscendo dalla precarietà, ma non riuscirò mai a emozionarmi davanti alle piccole discussioni autoreferenziali di chi briga per un posto in più.

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