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Referendum acqua pubblica, risultati definitivi: i sì al 96%

Gli italiani hanno detto sì: l’acqua deve rimanre un bene pubblico e di tutti e sul quale non si devono fare profitti. Esultanti i comitati radunati a piazza Bocca della Verità a Roma.
A cura di Biagio Chiariello
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Il quorum è realtà con oltre il 57 per cento di votanti. E per l'acqua, così come per gli altri quesiti referendari, trionfano i sì. Dai dati diffusi dal Viminale sulla totalità degli 8.092 comuni italiani emergono numeri  impressionanti. Per il primo quesito (scheda rosa) il sì è al 95,66%, il no è al 4,34%. Per il secondo quesito (scheda gialla), il sì è 96,11%, il no al 3,89%. Un vero e proprio fiume di voti che sancisce che l'acqua, in Italia, tornerà ad essere gestita in modo pubblico e partecipato.

Più precisamente optando per il sì sulla prima scheda, gli italiani hanno abrogato l’articolo 23 bis della Legge n. 133/2008, che prospettava l’affidamento ai privati della gestione del servizio idrico. In altre parole hanno sancito che l’acqua è un bene pubblico e di tutti e non può essere affidato e gestito da un privato. Barrando il sì sulla seconda scheda, invece, si è abolito il comma 1 dell’articolo 154 del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, per quanto riguarda l’adeguata remunerazione del capitale investito. Quindi è stato deciso che sull’acqua non si devono fare profitti e che deve essere amministrata in base a criteri di equità e giustizia sociale e non subordinata alle logiche del mercato. Come del resto documentava l'inchiesta video di Fanpage.

Esultanti i comitati che hanno indetto e gestito la campagna per il “sì” ai quattro referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, raccolti in piazza Bocca della Verità a Roma. Applausi e brindisi dopo l'annuncio del raggiungimento del quorum e dei quattro sì. Le bandiere dell’acqua bene comune, del sole antinuclearista, di Greenpeace e Legambiente continuano a sventolare.

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