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Pd, Bersani sfida Renzi: “Non faccio il figurante”. E boccia il Jobs act

L’ex segretario democratica annuncia che diserterà l’incontro tra Renzi e i parlamentari del Pd al Nazareno: “Gli organismi dirigenti non possono diventare figuranti”. Poi stronca la riforma del lavoro e quella costituzionale. E sull’Italicum: “Se resta così non lo voterò”.
A cura di Biagio Chiariello
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Pier Luigi Bersani non andrà all'incontro dei parlamentari del Pd con Matteo Renzi previsto per domani venerdì 27 settembre. "Non ci penso proprio. Perché io m'inchino alle esigenze della comunicazione, ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto", dice l'ex-segretario dem in una lunga intervista che sarà pubblicato sul nuovo numero di Avvenire in edicola domani. Il premier ha convocato i lavori dei tavoli tematici su scuola, ambiente, fisco e Rai per domani al Nazareno invitando tutti i parlamentari democratici. Bersani, che già ieri aveva non aveva nascosto tutte le sue perplessità sull'iniziativa, oggi affonda il colpo anche sul Jobs Act e sulle riforme. Nel caso della riforma del lavoro afferma che "mette il lavoratore in un rapporto di forze pre-anni '70" e perciò è "fuori dall'ordinamento costituzionale". Sul secondo tema, il no è anche più duro: "Il combinato disposto" tra riforme e Italicum "rompe l'equilibrio democratico. Se la riforma della Costituzione va avanti così io non accetterò mai di votare la legge elettorale".

Ma Bersani non sarà l’unico assente di lusso alla riunione di domani al Nazareno. Oltre a Pierluigi Bersani, diserteranno anche Gianni Cuperlo e Alfredo D’Attorre. “Non ci siamo mai sottratti al confronto né ci sottrarremo ad ogni convocazione vera, ma questo modo di comprimere in un’ora la discussione su problemi importanti dell’agenda politica parlamentare viene vissuto da molti come una presa in giro”, ha spiegato D’Attorre all’Agi che poi evidenzia, non senza una pizzico di delusione, la fine prematura del Metodo Mattarella: “Purtroppo allo stato il metodo Mattarella si sta rivelando una parentesi che si è chiusa rapidamente e si è tornati ai vecchi metodo”.  La replica della maggioranza del partito ai vari forfait è arrivata da Andrea Marcucci: "Se Renzi non coinvolge il gruppo Pd fa di testa sua, se lo coinvolge sbaglia. La minoranza vorrebbe ribaltare voto primarie. Non si può fare", è il fulminante commento pubblicato su Twitter.

La replica di Renzi: "Stupito da polemiche nel Pd"

"Nessuno ha la verità in tasca: noi siamo per il confronto sempre". Afferma Renzi che si dice "stupito" da chi, nella minoranza Pd, "gioca la carta della polemica interna" disertando l'incontro di domani. "Il nostro è un Partito Democratico, nel nome ma anche nelle scelte e nel metodo", aggiunge in quella che appare una chiara replica a Bersani. "Tutte le principali decisioni di questi 15 mesi sono state discusse e votate negli organismi di partito: dal Jobs Act fino alle riforme costituzionali, dalla legge elettorale alle misure sulla legge di Stabilità. Abbiamo organizzato iniziative su scuola, politica estera, Europa, forma partito, sociale, enti locali e molto altro". Per venerdì, spiega il leader dem, "abbiamo offerto una opportunità in più, una semplice occasione di confronto, come sempre diretto e schietto, che pensavamo potesse essere apprezzata da chi spesso chiede più collegialità. Un semplice scambio di idee, convinti come siamo che solo ascoltandoci possiamo migliorare".

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