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Paternò, doppio inchino sotto casa del boss: stop alla processione

Il Questore di Catania ha disposto il divieto di partecipazione alle manifestazioni religiose in onore di Santa Barbara per due comitati organizzativi, accusati di aver fatto un doppio inchino sotto casa del boss di Paternò sulle note de “Il Padrino”. Oggi manifestazione.
A cura di Fabio Giuffrida
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Non è la prima volta che accade in Sicilia. Una manifestazione religiosa e l'inchino al boss. Il Questore di Catania Marcello Cardona, infatti, ha emesso il divieto di partecipare allo svolgimento delle manifestazioni religiose a due comitati organizzativi delle festività patronali in onore di Santa Barbara, prevista dal 3 al 5 Dicembre, nonché eventualmente di quelle che si terranno nel corso della cosiddetta "ottava" nel comune di Paternò. Secondo la ricostruzione dei militari, nel corso della festività religiosa in onore di Santa Barbara, le "varette", ovvero i cerei votivi che rappresentano le varie categorie di lavoratori e professionisti, si sarebbero fermati sotto casa della famiglia di un noto esponente locale del clan Santapaola, attualmente detenuto per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Inchino al figlio del boss

I fatti risalgono al 2 Dicembre, quando dalle ore 12.55 alle 13.20 i portatori di due "varette" – quella degli ortofrutticoli e quella dei dipendenti comunali – avrebbero eseguito a turno il classico "dondolamento" delle varette, effettuando movimenti "simulatori di un inchino reverenziale dinanzi al figlio del detenuto dal quale si congedavano con il rituale bacio finale" sulle note de Il Padrino. Il Questore di Catania, quindi, ritenendo che tale episodio indichi una chiara manifestazione della forza intimidatrice del potere mafioso, dando luogo ad una condotta pregiudizievole per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica, ha emanato in via d'urgenza il provvedimento di divieto della manifestazione nei confronti dei due comitati organizzativi autori del gesto.

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Oggi manifestazione: "Paternò non si inchina"

Ieri pomeriggio l'Assessore alla Cultura, Valentina Campisano, ha incontrato i rappresentanti delle associazioni di volontariato e della società civile per dire no alla mafia: è stato deciso di organizzare una manifestazione, in occasione del pontificale di domani mattina, per "far sentire l'indignazione della parte sana della comunità di Paternò". Verranno esposti striscioni con su scritto: "Paternò non si inchina". Non saranno erogate le somme dovute ai portatori dei cerei autori del gesto, censurato dalla Questura di Catania. Intanto il Sindaco di Paternò ha dichiarato: "Approfittare della festa in onore dalla nostra Santa Patrona per veicolare messaggi contro la legalità e di compiacenza verso la cultura mafiosa, costituisce un atto intollerabile per la comunità paternese. Questo episodio non rappresenta, nel modo più assoluto, lo spirito delle celebrazioni legate al culto barbarino, e chi ha compiuto tale gesto non ha nulla a che vedere né con il Comune né con il Comitato dei Festeggiamenti". Per Gianpiero D'Alia, presidente della commissione bicamerale per le questioni regionali, "l'inchino lede il sentimento religioso di una comunità ed è uno sberleffo insopportabile per lo Stato e per i cittadini onesti". "I cosiddetti inchini sono espressione di una subcultura mafiosa e come tali intollerabili. Occorre tolleranza zero da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche su ogni tipo di infiltrazione mafiosa nelle manifestazioni pubbliche e religiose" ha concluso.

Sant'Agata: candelora sotto casa di un presunto boss

Ad intervenire è lo stesso Questore che, poco tempo fa, ha fatto rimuovere i manifesti di sei metri per tre che annunciavano il battesimo di un bambino e che riportavano la scritta "Questa creatura meravigliosa è cosa nostra". Foto che sono apparse nei comuni tra Riposto e Giarre e che hanno spinto il Questore a disporne subito la rimozione. L'8 Febbraio scorso, invece, una bufera si è abbattuta su Catania poiché il quotidiano regionale MeridioNews aveva documentato una sosta sospetta di una candelora nei pressi della casa di un presunto boss nel corso della Festa di Sant'Agata (terza al mondo per partecipazione popolare) che ogni anno si tiene a Catania nel mese di Febbraio. In quell'occasione i portatori del cereo si difesero dichiarando: "Non siamo mafiosi, ci siamo fermati lì perché abbiamo avuto un problema tecnico alle corde".

E ancora: nel luglio 2014 sosta – di alcuni minuti – nel corso della processione della Madonna del Carmine, tra i vicoli di Ballarò, davanti l'agenzia di pompe funebri della famiglia D'Ambrogio.

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