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Palermo, parla il borseggiatore “cacciato” dai bus: “Chiedo scusa, io rubo per vivere”

Parla Salvatore Romeo, borseggiatore 23enne di Palermo salito agli onori della cronaca per la sua foto segnaletica apparsa sui bus delle linee 101 e 102 insieme alla scritta “Non ti vogliamo”.
A cura di S. P.
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Prima si è vantato su Facebook dopo essere stato rapidamente scarcerato ma ora, dopo che il suo volto è diventato noto per una iniziativa di Amat Palermo, Salvatore Romeo è tornato sui suoi passi e, a mezzo stampa, ha detto di voler chiedere scusa. Si tratta del borseggiatore ventitreenne la cui foto spicca con la scritta: “Non ti vogliamo sui nostri bus” realizzata dall’Amat Palermo per i mezzi 101 e 102 del capoluogo siciliano. “Io voglio chiedere scusa”, è quanto sostiene adesso Romeo che si lamenta della "gogna mediatica" che ormai non gli permette più neppure di salire su un bus. Il borseggiatore sostiene infatti che, non appena sale sui mezzi, viene riconosciuto e chiamata la polizia.

"Non ho sfidato le forze dell'ordine e non ho offeso chi va sull'autobus" – “Tanto non mi arrestate se avete qualcosa da dirmi venite a cercarmi alla vecchia edicola davanti alla Stazione”, aveva scritto su Facebook Romeo che ora, all’edizione di Repubblica Palermo, ha spiegato che per colpa di quel manifesto con la sua foto segnaletica è stato criticato anche nell’ambiente dei borseggiatori. “Io non sono un ladro per mestiere, non lo faccio per arricchirmi, io rubo per vivere – così il giovane al quotidiano -. Non ho sfidato le forze dell'ordine e non ho offeso chi va sull'autobus. Qualcuno piuttosto aveva offeso mio padre, non ci ho più visto e ho scritto. Che ne sanno loro di mio padre? Mio padre Cosimo aveva un bellissimo peschereccio. Non ci faceva mancare niente nella nostra casa al quartiere Capo, mi ricordo che qualche volta mi portava a mare. Avevo sei anni quando morì, era il 2000. Da allora tutto è cambiato, però l'immagine di mio padre me la sono tatuata sul braccio”, ha spiegato ancora.

"Per vivere rubo solo sugli autobus" – Il giovane borseggiatore ha anche parlato del suo passato e di come ha iniziato con le rapine chiedendosi se esiste qualcuno “che ascolterà le mie scuse per quello che sono”. “La prima volta mi hanno arrestato per una rapina in un supermercato, avevo 14 anni. I miei amici mi dicevano: non ce l'hai il coraggio di fare una rapina. E allora io ho comprato una pistola giocattolo, gli ho tolto il tappo rosso e sono andato a fare la rapina. Mi hanno dato quattro anni. Destinazione il Malaspina. Che periodo meraviglioso. In quegli anni ho preso la terza media, il diploma di elettricista, la prima comunione, la cresima e il titolo di miglior portiere. Stavamo pure vincendo il torneo di calcio, ma poi l'arbitro mi ha squalificato, ha detto che mi ero lanciato su un giocatore facendogli male. Era stato solo un incidente, non mi ha creduto”, ha raccontato precisando di non aver più fatto rapine e mai di aver spacciato. “Per vivere – così ancora il borseggiatore palermitano – rubo solo sugli autobus e dopo che ho preso i soldi lancio il portafogli per terra e chiamo la persona, non so cosa farmene dei documenti: Scusi, le è caduto qualcosa. E intanto sono già scappato. Io chiedo solo una cosa. Chiedo una possibilità, solo una”.

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