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Padoan risponde alla Ue: “Non modifichiamo la manovra, deficit per migranti è legittimo”

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan risponde alla Commissione europea e sostiene sia legittimo escludere dai vincoli del deficit le spese sostenute per terremoto e migranti.
A cura di Charlotte Matteini
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Pier Carlo Padoan ospite di Politics

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan si appresta a rispondere ai rilievi mossi dalla Commissione europea relativi alla manovra di bilancio presentata dall'Italia. Secondo Padoan, sarebbe assolutamente legittimo escludere dai vincoli di bilancio del deficit le spese sostenute per la ricostruzione delle zone terremotate e per l'accoglienza migranti e, inoltre, "la deviazione del saldo strutturale rispetto agli impegni assunti in primavera coincide proprio con tali costi". Nessun passo indietro, dunque, la manovra rimane intatta e si cercherà quindi di trovare un accordo con Bruxelles.

Secondo la Commissione europea, però, a fronte di una richiesta di correzione dello 0,6% da parte dell'esecutivo Ue, l'Italia ha invece registrato un peggioramento dello 0,4% passando dall'1,2% nel 2016 all'1,6% nel 2017. Lo scostamento, secondo i tecnici dell'Ue, viene considerato troppo rilevante e viene inoltre contestato all'Italia l'utilizzo di soldi per interventi non legati strettamente all'emergenza, come prevedono invece le regole europee, per esempio le somme per la messa in sicurezza di edifici pubblici e scuole.

Nella lettera di risposta che il Governo si appresta a inviare alla Commissione, dunque,  l'Italia risponderà alle richieste di chiarimento avanzate dalla Commissione europea motivando le ragioni per cui il deficit strutturale peggiora. La deviazione del saldo strutturale coincide con il margine di aumento del deficit dello 0,4% su cui il governo ha ottenuto il via libera del Parlamento proprio in virtù di tali spese ‘eccezionali', spiegano dal dicastero dell'Economia.

"Al di fuori delle considerazioni sul ciclo economico, il cambiamento nel target sul 2017 rispetto al programma di stabilità del 2016 è largamente spiegato dalle spese straordinarie legate ai rischi sull'immigrazione e sismici", scrive Padoan nella lettera di risposta alla Commissione europea. "Un più graduale aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine che rimane il pareggio strutturale al 2019", ribadisce. "L'Italia nel 2017 incorrerà in notevoli spese per l'assistenza e la ricostruzione legate al terremoto, per un totale di 2,8 miliardi di euro, risorse che serviranno per mettere in sicurezza 42.000 scuole, il 30% delle quali hanno bisogno di riparazioni strutturali o di essere completamente ricostruite", prosegue la missiva.

Una timida apertura da parte della Commissione europea si è verificata questa mattina, quando ha confermato che tutte le spese per far fronte all'emergenza saranno considerate fuori dal deficit. "Secondo le regole Ue, i costi per l'emergenza a breve termine in risposta a catastrofi naturali importanti possono essere considerati eccezionali e quindi esclusi dal calcolo degli sforzi strutturali di uno Stato durante la valutazione del rispetto delle regole del Patto di stabilità e crescita", ha dichiarato la portavoce, Annika Breidthardt.

"Stiamo facendo uno sforzo ingente di investimenti a beneficio dell'Italia ma soprattutto della Ue", ha sottolineato il ministro Padoan in relazione alla questione dell'accoglienza migranti, ponendo l'accento su un tema considerato centrale alla luce delle rimostranze europee degli scorsi giorni. Secondo il ministro, infatti, proprio in virtù dello sforzo economico e di risorse umane messe in campo dal Paese per salvare i migranti che cercano di giungere in Europa attraversando il Mediterraneo, è necessario da parte delle Istituzioni europee riconoscere la legittimità di questa spesa, che comunque è compatibile con le normative, in quanto i Trattati permettono ai Paesi membri di sforare i parametri economici in ‘circostanze eccezionali', come ad esempio è quella dell'emergenza immigrazione, ovvero una variabile esogena che determina spese che non dipendono dalla volontà politica.

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