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Opinioni

Ora c’è chi vuole togliere i genitori ai bambini nati da utero in affitto (sul serio)

Uno degli emendamenti dei centristi al ddl Cirinnà la dice lunga sull’idea di “diritti” e sul concetto di “aiuto ai bambini”…
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Anche se nella nazione in cui siano state effettuate tali pratiche (utero in affitto, maternità surrogata, ndr) siano permesse dalla legge e la legge locale stabilisca la legittimità dello stato di figlio dei bambini nati dalla maternità surrogata, tali bambini sono considerati in Italia privi di genitori legali e dichiarati adottabili”. Recita così l’ emendamento al ddl Cirinnà presentato dal senatore Gaetano Quagliariello e sottoscritto dai colleghi di Idea per l’Italia, la componente centrista ospitata a Palazzo Madama dal gruppo GAL (Grandi Autonomie e Libertà) cui aderisce anche Carlo Giovanardi.

È, tecnicamente, umanamente e moralmente, una delle soluzioni più bislacche fra quelle avanzate in questi giorni di fronte al “problema” delle adozioni per le coppie gay. In primo luogo perché, come spiega perfettamente Francesca Sforza su La Stampa, si tratta di una proposta ridicola e (fortunatamente) inattuabile:

La scena è la seguente: due genitori italiani arrivano dall’Ucraina – dove “tale pratica” è legale – con un neonato tra le braccia, e in nome della legge se lo vedono sottrarre in quanto corpo del reato (da chi poi? Dalle autorità aeroportuali? Dal console di Kiev chiamato a registrare la nascita, e per l’occasione costretto a rivestire il ruolo di garante della legalità? O forse dai servizi sociali trasformati in task force smaschera-figli-surrogati? Questo non si capisce).

A quel punto il bambino – strappato agli unici due adulti che si sarebbero occupati di lui – finisce in un ospedale o in una casa famiglia per neonati, in attesa di diventare adottabile e passare di mano.

Ma non basta, perché la proposta (tutt’altro che “provocatoria”, considerando che viene dagli stessi che pretendono fino a 10 anni di carcere e 4 milioni di euro di multa per chi ricorre all’utero in affitto) rende bene l’idea del concetto di “tutela dei bambini”, di cui tanto si blatera in queste ore in Parlamento. Evidentemente, infatti, per Quagliariello e compagni, “tutelare” un bambino significa sballottarlo fra ospedali e case famiglia, per inserirlo in lunghi e farraginosi percorsi di adozione. Per di più, Giovanardi e soci continuano nel tentativo di spostare la discussione su un piano che non è contemplato dal provvedimento in esame: l’utero in affitto (che è e resterà reato in Italia) e il “diritto all’adozione per le coppie gay” (che non è affrontato in alcun modo dal Cirinnà, che si limita a estendere alle unioni civili quanto già previsto dalla normativa vigente, peraltro unicamente per quel che concerne l’adozione del figlio naturale del partner). Che poi, sia detto per inciso, il “diritto all’adozione” non esiste nemmeno per le coppie etero.

A pensarci bene, però, un emendamento di questo tipo ha una funzione essenziale: quella di smascherare quanta ipocrisia ci sia dietro all’opposizione al ddl Cirinnà e quanto sia debole il pensiero che la sostiene.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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