Omicidio Garlasco, prima notte in carcere per Stasi: “Penso a Chiara e a mia madre”
“Dormire? No, non ci sono riuscito molto bene ieri. La mia prima notte qui dentro è stata molto difficile. Sono sconvolto. Ho mille pensieri che mi ballano in testa”. Vestito con jeans e camicia, nella cella 315, terzo piano del carcere di Bollate, reparto I, diviso con altri tre detenuti. Alberto Stasi dovrà passare i suoi prossimi 16 anni tra quelle mura, dopo che la Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. “Non me l’aspettavo – ammette ad un politico regionale che è andato a trovarlo. – Giuro che proprio non me l’aspettavo. Anche il procuratore generale aveva chiesto l’assoluzione. Io non ho ucciso Chiara, ero tranquillo…”. E al Corsera ricorda i momenti in cui i giudici della Suprema Corte hanno dichiarato chiuso definitivamente il caso giudiziario che lo riguardava: “Quando mi hanno detto della condanna ero dall’avvocato. Non sono nemmeno passato da casa a prendere il necessario. Mi sono immaginato la ressa di giornalisti davanti al cancello, il muro di telecamere, il solito clamore. E allora ho preferito venire qui direttamente”.
Il futuro in carcere di Alberto Stasi
La prima richiesta di Alberto Stasi al momento del suo arrivo in carcere è stata semplice: “Non voglio guardare la tv e i programmi che parlano di me. Non voglio vederne nessuno. Si può? Ve lo chiedo per favore” ha supplicato i nuovi compagni delle sue giornate (un italiano e due stranieri). E loro hanno acconsentito, evitando di sintonizzarsi sui canali televisivi che parlavano dell’omicidio di Garlasco. Il suo pensiero ora va alla madre: “E’ rimasta da sola, l’ho sentita al telefono ieri". Il padre di Alberto è infatti scomparso il giorno di Natale di due anni fa. Ma anche Chiara: "Penso a lei da otto anni…". Inevitabile il pensiero al futuro: “Devo ancora capire, non riesco a credere di essere qui” dice al consigliere. “Ero convinto che sarebbe finita bene e non ho avuto il tempo di pensarci né di preparare niente, domani la mamma mi porterà un po’ di cose, magari vado in biblioteca a prendere un libro, vedrò come devo organizzarmi, cosa fare…”.