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Nuovo allarme Isis: stanno imparando a usare i droni per attacchi terroristici

Lo Stato islamico, a corto di uomini e sempre più sotto attacco, ha sviluppato una sua divisione aerea. Droni commerciali trasformati in micidiali armi in grado di sganciare bombe sui soldati iracheni e le milizie curde. Nei documenti ritrovati in un covo dei jihadisti, le ricevute dei componenti per modificare i velivoli senza pilota e cercare di fermare l’offensiva per liberare Mosul. Una nuova tattica destinata a diventare sempre più letale.
A cura di Mirko Bellis
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Combattenti dello Stato islamico lanciando un drone (Fotogramma video propaganda Isis)
Combattenti dello Stato islamico lanciando un drone (Fotogramma video propaganda Isis)

Il terrore Isis ora arriva anche dal cielo. La battaglia dell’esercito iracheno e delle milizie curde per riconquistare Mosul deve fare i conti con la forte resistenza degli estremisti dello Stato Islamico. Il fiume Tigri, che divide in due la città, rispecchia il fronte di guerra: la parte orientale sotto il controllo quasi completo dei militari iracheni e la sponda occidentale ancora saldamente in mano agli uomini in nero del Califfato. Sebbene lo Stato islamico sia militarmente sulla difensiva – come ha riconosciuto il segretario dell’Assemblea generale dell'Onu, Antonio Guterres, in un rapporto al Consiglio di Sicurezza – il gruppo jihadista continua a rappresentare una grave minaccia. Di fronte alla diminuzione del numero dei combattenti e alla sua capacità di attrarre nuove reclute per il campo di battaglia, l'Isis sta facendo sempre più ricorso agli attacchi sferrati dai droni. I velivoli senza pilota vengono utilizzati, non più solo per le missioni di ricognizione, ma anche per guidare gli attacchi dei kamikaze e per sganciare bombe sulle postazioni dell’esercito di Baghdad. La paura è che i terroristi del Califfato esportino questo tipo di attacchi anche in occidente.

L’evoluzione dei droni dello Stato islamico

Da quando nell'ottobre del 2016 una bomba nascosta in un drone uccise due Peshmerga curdi, l'Isis ha compiuto molti passi avanti nella guerra aerea.  Il 24 gennaio scorso, l'ufficio stampa del gruppo jihadista nella provincia di Ninive, ha rilasciato un video dal titolo "I Cavalieri del Dawawin", in cui i droni sganciavano piccole bombe su un carro armato dell’esercito iracheno. Circostanza confermata anche dal colonnello Brett Sylvia, a capo di un’unità dell’esercito americano in Iraq. Secondo Sylvia, le bombe sganciate dai droni sono piccole granate in grado però di uccidere indiscriminatamente. L’uso di droni commerciali non è nuovo – ha riconosciuto Sylvia – ma il salto di qualità nel loro impiego ha sorpreso il comando militare statunitense. Negli ultimi due mesi, lo Stato Islamico ha utilizzato più di 80 droni pilotati a distanza contro le forze irachene e i loro alleati. Circa un terzo di questi velivoli, tra cui modellini di aeroplani, era armato con bombe o convertito in un ordigno esplosivo improvvisato (Ied), ha dichiarato il colonnello John L. Dorrian, portavoce della Coalizione anti-Isis guidata dagli americani. I droni dell'Isis hanno provocato la morte di almeno una dozzina di soldati iracheni e il ferimento di altri cinquanta.

Droni commerciali trasformati in armi da guerra

Secondo i militari iracheni, sarebbero almeno una mezza dozzina i magazzini dove i jihadisti modificano i droni commerciali per renderli micidiali armi da guerra. All'inizio di febbraio a Shura, un villaggio a sud di Mosul, i soldati hanno scoperto uno dei laboratori più grandi. Nella casa occupata dagli estremisti islamici, sparsi tra mucchi di documenti, c’erano anche molti pezzi di ali di polistirolo e radio trasmettitori. La maggior parte dei velivoli senza pilota era stata completamente distrutta dai combattenti in ritirata, ma dai documenti abbandonati sono state ricavate preziose informazioni.

La divisione aerea dell’Isis

Una ricercatrice dell’Università di Harward, Vera Mironova, presente in Iraq al seguito delle truppe di Baghdad, ha analizzato i 21 documenti ritrovati nel covo dei jihadisti. Assieme a Don Rassler e Muhammad al-Ubaydi del Centro Antiterrorismo dell’Accademia militare americana di West Point, Mironova ha scoperto tutta l’importanza che riveste per gli estremisti islamici la guerra dei droni. Dalle carte è emerso che i miliziani dell’Isis avevano speso migliaia di dollari per acquistare batterie, ricevitori e altra tecnologia allo scopo di trasformare i droni in strumenti di morte. Una ricevuta – emessa alcuni mesi prima che iniziasse l’offensiva per riconquistare Mosul – registra l’acquisto di cavi, rotori e mini telecamere da istallare sui velivoli. L’analisi delle carte, inoltre, ha evidenziato gli sforzi dello Stato islamico per proteggere le trasmissioni dei suoi droni attraverso l’acquisto di video trasmittenti criptate. Gli appunti scritti dai combattenti indicavano anche le missioni realizzate e tutte le difficoltà affrontate dagli operatori dei droni. Su alcuni documenti appariva il timbro della “commissione sviluppo e produzione militare”, in altri quello della “divisione aerea di osservazione”. Segno dell’importanza di questo tipo di combattimento per lo Stato islamico.

I documenti – hanno scritto i ricercatori di West Point – non permettono di rivelare dove sono stati acquistati i materiali trovati negli elenchi. Ma dai prezzi e da altre informazioni contenute nelle ricevute è probabile che lo Stato Islamico stia comprando alcune di queste apparecchiature direttamente online attraverso la rete di fiancheggiatori che vivono in altri Paesi. Nonostante i comandi militari americani riconoscano che l’uso dei droni dell’Isis non sarà determinante nella battaglia di Mosul, gli analisti affermano che a breve termine ci sarà un miglioramento delle capacità di bombardare con questi velivoli comandati a distanza. "E’ probabile – concludono i ricercatori – che l'uso da parte dello Stato Islamico di questa tattica non solo diventi più frequente, ma anche più letale”.

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