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New York Times: “Non esiste un angolo d’Italia che sia immune dal crimine”

Il quotidiano della Grande Mela racconta l’inchiesta sulla mafia a Roma, manifestando dubbi sullle capacità del Paese di fare riforme e rispettare i parametri europei.
A cura di Biagio Chiariello
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"Non c'è nemmeno un angolo d'Italia immune dalle infiltrazioni mafiose". E’ una dura, severissima considerazione quella che ci riserva il New York Times che oggi dedica ampio spazio alle notizie provenienti da Roma, in merito allo scandalo Mafia Capitale.  L'edizione internazionale della prestigiosa testata americana, in un editoriale in prima pagina, commenta: "Perfino per un Paese in cui la corruzione è data per scontata nella vita quotidiana le rivelazioni hanno sbalordito i cittadini". L'inchiesta sulla mafia a Roma "solleva nuove domande circa la capacità dell'Italia di riformarsi e soddisfare le richieste di una responsabilità di bilancio fatte dai suoi partner dell'eurozona". E poi ancora: "La diffusa e incontrollata corruzione di fondi pubblici rivelata dall'inchiesta è un esempio della situazione che ha portato il debito pubblico dell'Italia ad uno dei livelli più alti in Europa”.

"Gli affari sporchi a Roma sono esistiti dai tempi dei Cesari. I ladri di oggi sono semplicemente gli eredi degli antichi reprobi, anche se la vicenda dimostra che in alcuni casi la realtà supera la fantasia".

"Da una settimana – si legge ancora sul giornale americano – i quotidiani italiani, attingendo dalle circa 1200 pagine dell'ordinanza di arresto degli accusati, agitano nuove rivelazioni che suonano come un ottocentesco, spaventoso romanzo seriale di intrigo criminale e depravazione, fino allo sfruttamento degli anelli più deboli della società" italiana, come l'emergenza immigrati. "Gli inquirenti l'hanno ribattezzata Mafia Capitale – ricorda il NYT -, paragonando l'organizzazione alle tradizionali mafia, camorra e ‘ndrangheta per il suo fare uso di tattiche intimidatorie. Tuttavia, i media l'hanno a loro volta definita ‘l'indagine sul Mondo di Mezzo', alludendo all'universo fantastico di Tolkien nell'elaborazione della visione del mondo di Massimo Carminati".Il NYT cita anche le  intercettazioni, come quel “Chiedete: che te serve? Che posso fa’ per te?” con cui  Carminati nel 2013 diceva ai suoi collaboratori di contattare i neoletti al Campidoglio.

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