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Marrazzo: “Mai portati i trans in Regione Lazio”

L’ex governatore della Regione Lazio testimone al processo che vede imputati 4 carabinieri: “I quattro anni trascorsi sono stati molto difficili, è stata colpita la mia famiglia e la mia dignità personale e professionale”.
A cura di Davide Falcioni
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Ascoltato per la prima volta in occasione del processo sullo scandalo trans, che vede imputati quattro carabinieri, l'ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo afferma: "I quattro anni trascorsi sono stati molto difficili, è stata colpita la mia famiglia e la mia dignità personale e professionale". L'ex governatore ha anche raccontato che la vicenda lo ha portato "a separarsi dalla moglie. Mi sono dimesso dall'incarico di governatore del Lazio, era giusto fare così e sono tornato a non fare il mio lavoro". Per il giornalista Rai questo fatto gli ha "provocato dolore anche per colpa di una campagna mediatica micidiale, molto aggressiva e diffamatoria, che ha fornito spesso alla pubblica opinione notizie non vere".

Marrazzo ha riconosciuto di aver avuto in passato "sporadici incontri con transessuali, se ne contano sulle dita di una mano, qualche volta si è consumata della cocaina che non portavo certo io. Non ho mai usato l'auto di servizio per questo tipo di incontri né ho mai portato trans negli uffici della Regione". "Appresi del video quando dopo alcuni giorni mi chiamò l'allora premier Silvio Berlusconi per dirmi che un direttore del gruppo Mondadori, credo si tratti di Alfonso Signorini, aveva visto un video che mi riguardava e che era inutilizzabile perché non si capiva bene", ricorda  Marazzo. "Berlusconi – prosegue Marrazzo – mi disse che ce lo aveva un'agenzia di Milano e mi diede un numero al quale telefonai successivamente. Mi rispose una donna, mi confermò di averlo. Le risposi che mi sarei attivato per mandare qualcuno di mia fiducia a vederlo. Poi, dopo forse un giorno, mi richiamò Berlusconi affermando che il video era stato sequestrato dai Ros e che tutto era andato bene. Mi volle tranquillizzare". L'ex governatore ha aggiunto che "quando fui sentito in procura, ebbi modo di vedere quel video, era girato in modo farraginoso e forse sottoposto a un montaggio. Oggi questa storia mi appare tutta più logica: quei carabinieri mi impedirono di lasciare la casa di Natali perché stavano girando un video".

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