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“Marijuana? Come il cibo spazzatura. Lotta alla droga? Soldi sprecati”

Uno studio durato sei anni in Regno Unito ed effettuato da poliziotti, ricercatori ed esperti in materia ha analizzato i dati sul consumo e sulla legislazione in merito alle droghe leggere. E’ arrivato a questa conclusione: “Sono 50 anni che combattiamo battaglie sbagliate. E’ ora di legalizzare la cannabis“.
A cura di Biagio Chiariello
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Per farvi del male cosa scegliereste tra un pranzo al fast food (hamburger, patatine e coca cola), una bella sbronza o qualche canna? E' probabile che le campagne per la penalizzazione e il regime di proibizionismo che vige nel nostro Paese nei confronti delle droghe leggere, vi spingerebbe ad optare per la terza opzione, complice l'alone di "proibito" che caratterizza quella esperienza. La terza scelta, fumare erba, è quella più trasgressiva, insomma. Ma il fatto è che il consumo di marijuana non è causa di problemi, anzi, può dare dei benefici, come abbiamo dimostrato qualche settimana fa, raccontando la storia di Jayden David, il bambino che per sopravvivere deve assumere un derivato della cannabis, e come attesta anche lo lo studio condotto dai ricercatori britannici dell’Uk Drug Policy Commission,un organismo indipendente formato da scienziati, giuristi, politici, medici e operatori social. Una ricerca che potremmo sintetizzare in una battuta da rivolgere a politici e governanti: «Ci dispiace, ma per anni avete combattuto la battaglia sbagliata».

Gli sprechi di una battaglia inutile – Uno studio durato sei anni per dire che la cannabis va depenalizzata, favorendone il consumo responsabile, e che bisogna fare delle differenze chiare tra marijuana, cocaina ed eroina. Tanto per essere chiari l'Ukdpc, è riuscito a dimostrare che il cosiddetto junk food riesce a fare molti più danni dello spinello. E a proposito di danni, questa lotta agli stupefacenti nel Regno Unito ha un costo di circa tre miliardi di sterline l'anno (3,6 mld di euro). Ecco, i ricercatori non ci girano troppo intorno: «Soldi sprecati» si legge, in sintesi, nel corposo dossier di 173 pagine. Basti pensare che lo scorso anno 42 mila persone sono state condannate nei tribunali di Sua Maestà per possesso di stupefacenti, e altre 160 mila hanno ricevuto quelli che vengono chiamati "cannabis warnings" (segnalazioni ai servizi sociali e alle famiglie).

Cambiare approccio, stop alle condanne penali – Insomma, il possesso di un po' di erba non può essere considerato un reato penale. Questi programmi di repressione finiscono solo per collocare “fuori dalla legge” il comportamento di intere fasce giovanili. Cosa che li allontana ancor di più dalle istituzioni. Similmente accade con le campagne nelle scuole "per dire no alla droga", che finiscono spesso per inculcare indirettamente negli studenti il seme della devianza. Ecco perché «le sanzioni penali andrebbero sostituite con una ammenda e con l’obbligo di un trattamento di riabilitazione» suggeriscono gli scienziati dell’Uk Drug Policy Commission, che comunque ci tiene a precisare la propria contrarietà «alla vendita legale di eroina e cocaina, perché porterebbe a danni ancora maggiori di quelli causati dal commercio clandestino».

Una ricerca "scandalosa", dicono i conservatori – Nel rapporto consegnato al governo britannico, l'Ukdpc va oltre il semplice invito nei confronti di David Cameron a rivedere le regole e suggerisce anche quelle che potrebbero essere le iniziative da intraprendere con tutti i soldini risparmiati. Prendendo esempio da Portogallo e Regno Unito, queste risorse «potrebbe essere investite nella lotta alle organizzazioni criminali che detengono il mercato». Ma anche dalla Spagna, dove la marijuana viene coltivata per combattere la crisi.
Peccato che lo studio abbia scandalizzato conformisti e benpensanti. Mettere la marijuana e il pollo fritto (o le merendine e le bibite energetiche) sullo stesso piano è «un po’ troppo» per il conservatore, Daily Telegraph. E conservatore, del resto, è lo stesso governo inglese. Per cui alla fine è probabile che non se ne faccia nulla. A onor del vero, dovremmo pure sottolineare che lo studio dei ricercatori britannici è un po' come la scoperta dell'acqua calda. Guardando anche all'Italia, sono decenni che il coro composto da scienziati, tecnici sanitari e poliziotti lo ripete ai politici che, tuttavia, fanno orecchie da mercante per non perdere i voti dei credenti religiosi o per interessi che spesso è meglio sottacere.

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