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Maltempo, allarme Coldiretti: a rischio frane 8 comuni su 10

Coldiretti afferma che l’82 per cento dei comuni italiani hanno parte del territorio a rischio frane e alluvioni anche a causa del consumo di suolo agricolo che, con la cementificazione, ha ridotto la capacità di ritenzione idrica dei terreni.
A cura di Susanna Picone
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Secondo le stime di Coldiretti in Italia più di otto comuni su dieci, l’82 per cento, hanno parte del territorio a rischio frane e alluvioni anche a causa del consumo di suolo agricolo che, con la cementificazione, ha ridotto la capacità di ritenzione idrica dei terreni. L’associazione ha fornito questi dati commentando l’ennesima tragedia del maltempo che si è verificata oggi in Campania, dove a Ischia una frana ha ucciso un uomo. La vittima, il ristoratore Giuseppe Iallonardo, stava verificando i danni della pioggia al suo locale e alla vicina abitazione quando è stato investito da una frana che non gli ha lasciato scampo. La tragedia è avvenuta in località Maronti. Sull’isola, a causa del maltempo, la situazione si presentava già critica da giorni. Alla luce dei danni del maltempo al Sud, Coldiretti ha affermato che oggi in Italia cinque milioni di cittadini vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 comuni hanno parte del territorio ad elevato rischio di frana o alluvione, anche per la mancanza di una adeguata pianificazione territoriale.

Colpa anche di consumo di suolo agricolo e cementificazione – In particolare, secondo Coldiretti, su un territorio reso più fragile da consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti e con delle bombe d’acqua che la terra non riesce più ad assorbire. Per Coldiretti a questa situazione non è estraneo “il fatto che un modello di sviluppo sbagliato ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata”. Coldiretti ha infine concluso dicendo che ogni giorno “viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento che non riesce ad assorbire la violenta caduta dell'acqua”.

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