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“Lavitola uomo chiave nella compravendita dei senatori”

Secondo i pm di Napoli Lavitola avrebbe agito come vero e proprio uomo di stato in incognito ricattando poi il Cavaliere per non rivelare segreti compromettenti.
A cura di A. P.
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Walter Lavitola è stato l'uomo chiave nella compravendita dei senatori servita a Silvio Berlusconi per far cadere il governo Prodi, è questa la ricostruzione dei Pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli che indagano sul caso e accolta in sostanza dal tribunale partenopeo che ha rinviato a giudizio Berlusconi lo stesso Lavitola e De Gregorio. Secondo la ricostruzione della procura del capoluogo campano, infatti, Lavitola operava come un vero e proprio uomo di stato in incognito al servizio dell'ex Premier al quale però chiedeva in cambio diversi favori personali. Come racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera le carte processuali depositate durante l’udienza di ieri ribadiscono la tesi che Lavitola ricattava Berlusconi esercitando su di lui una pressione costante sotto la minaccia di rivelare segreti compromettenti. Proprio per evitare questo e per compiacere Lavitola secondo i magistrati Berlusconi avrebbe versato diversi soldi al faccendiere che del resto, sottolineano i giudici, si muoveva come uomo di Stato per favorire affari e incontri.

La prova dello scambio di denaro per comprare i senatori per i giudici è anche nelle lettere preparate e mai recapitate da Lavitola in cui il faccendiere chiedeva un prestito consisterete a Berlusconi. Come racconta sempre il Coorriere nelle missive Lavitola infatti avanzando una pretesa da cinque milioni di euro ricorda al Cavaliere una sua vecchia promessa. "Subito dopo la formazione del governo lei, con Verdini e Ghedini presenti, mi disse che era in debito con me e che lei era uso essere almeno alla pari" scrive Lavitola ricordando che era stato lui ad intervenire sia su De Gregorio che su Pallaro  ma anche a "lavorare” Dini e "a convincerla a tentare di comprare i senatori necessari a far cadere Prodi". Dal suo canto il legale di Lavitola smentisce questa ricostruzione spiegando che i passaggi di denaro rientravano nella vicenda della chiusura dei conti de L'Avanti e niente avevano che fare con la compravendita dei senatori.

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