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La riforma della Pubblica Amministrazione è legge

Via libera del Senato della Repubblica al ddl Madia di riforma della Pubblica Amministrazione, che ora è legge.
A cura di Redazione
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Via libera definitiva del Parlamento al disegno di legge Madia di riforma della Pubblica Amministrazione: il Senato ha infatti approvato in via definitiva il ddl recante 1577-B recante deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Si tratta del secondo ed ultimo tassello del piano del Governo per la riforma della Pubblica Amministrazione (dopo il decreto Madia), che ha ottenuto 145 voti favorevoli e 97 contrari dall’Aula di Palazzo Madama.

Il disegno di legge, che abbiamo analizzato in questa scheda, contiene deleghe che il Governo dovrà esercitare entro dodici mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Nelle prossime settimane, dunque, potrebbero essere licenziati i primi decreti delegati, che dovrebbero ridisegnare l’architettura della Pubblica Amministrazione. Nel testo, che si compone di diciotto articoli e che è stato modificato in particolare durante l’esame della Camera dei deputati, compaiono modifiche strutturali di una certa rilevanza: dalle prestazioni in materia di servizi online alle competenze dirigenziali, dalla ristrutturazione delle agenzie governative alle modifiche a struttura e finanziamento di Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, (che saranno ridotte di numero e sottoposte a standard nazionali di qualità delle prestazioni), passando per il “riordino del Corpo Forestale dello Stato” e la riorganizzazione della polizia provinciale (tema affrontato anche nel Dl Enti Locali, approvato in via definitiva alla Camera dei deputati).

Ovviamente ci sono anche aspetti molto controversi nel testo approvato, che sono stati oggetto di grande battaglia parlamentare. Come vi abbiamo spiegato nel dettaglio qui, tra “le norme che hanno suscitato particolare perplessità tra l’opposizione e gli addetti ai lavori ci sono quelle per la semplificazione e l’accelerazione delle procedure burocratiche”, con l’introduzione, o meglio, l’estensione della pratica del silenzio – assenso, la riduzione del numero delle prefetture, i nuovi sistemi di valutazione di dirigenti e dipendenti pubblici.

Renzi, su twitter, esulta:

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