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La lettera choc del giudice: “Lo Stato è fuori controllo, darei la pistola pure a mia figlia”

Dura presa di posizione di Angelo Mascolo che ha raccontato di essere stato inseguito da alcuni malintenzionati: “Lo Stato non cʼè, dʼora in poi sarò armato”. E poi si chiede: “E se avessi sparato?”. La Lega Nord lo difende, mentre l’Anm prende le distanze.
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A cura di Biagio Chiariello
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“Lo Stato ha perso completamente e totalmente il controllo del territorio”. E’ alla luce di questa considerazione che il giudice trevigiano Angelo Mascolo ha manifestato la sua intenzione di volersi armare: “Come giudice sono autorizzato a tenere una pistola – precisa – non l'ho mai fatto fino a oggi, ma adesso ho deciso di armarmi. Per sicurezza”. Fino ad ora Mascolo era noto soprattutto per quella voce che circola da tempo nei tribunali in merito al suo presunto record di udienze: si dice che in poco più di tre ore, un giorno, riuscì a celebrarne 69. Una ogni tre minuti. Ora sarà ricordato anche  per le accuse nei confronti di uno Stato, “nel quale, a qualunque latitudine, scorrazzano impunemente delinquenti di tutti i colori, nonostante gli sforzi eroici di poliziotti anziani, mal pagati e meno ancora motivati dall’alto e, diciamolo pure, anche dallo scarso rigore della Magistratura”.

Tutto nasce da un fatto di cronaca apparentemente banale che il giudice ha deciso di raccontare con una lettera pubblicata da alcuni quotidiani veneti. Sembra che Mascolo qualche sera fa fosse alla guida della propria auto quando all’improvviso, dopo un sorpasso, si è accorto di essere seguito da alcuni individui poco raccomandabili. Solo l’intervento di una pattuglia dei carabinieri ha evitato guai. “Ma se non avessi trovato nessuno? Cosa sarebbe accaduto?” si chiede il magistrato. E continua: “Il vero quesito è cosa sarebbe successo se, senza l’intervento dei Carabinieri, quei due mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare, e io quella pistola l’avessi già avuta con me? Se avessi sparato avrei subito l’iradiddio dei processi – eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo – da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente – ed è qui il grave errore – tenendo conto dei pesanti stress di certi momenti”.

Le parole del giudice hanno scatenato il putiferio. L'Associazione nazionale magistrati reagisce con durezza: “La giunta veneta dell'Associazione resta sgomenta dinanzi alle esternazioni pubbliche del collega Angelo Mascolo e se ne dissocia e si riserva di interessare il collegio dei probiviri per le valutazioni disciplinari”. E ancora: “I magistrati veneti, a differenza del collega Mascolo, credono profondamente nello Stato e si impegnano ogni giorno a difenderlo e a difendere tutti i cittadini senza ricorrere alla violenza o alle forme di vendetta e omicidio che il collega Mascolo richiama a sproposito e pare anzi auspicare”.

Mascolo ha trovato però il sostegno della Lega sul fronte politico, con il leader Matteo Salvini e il Governatore veneto Luca Zaia. Secondo quest’ultimo il magistrato "fotografa la realtà". "Aggiungo – ha detto Zaia – che è urgente rivedere e ampliare al massimo il concetto di legittima difesa". "I cardini della sicurezza di cui i cittadini hanno diritto – ha concluso – sono legittima difesa senza tentennamenti, pene dure, pene certe e scontate fino all'ultimo giorno, forze dell'ordine messe nelle condizioni ottimali per fare il loro lavoro, che è combattere i delinquenti e difendere la brava gente".

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