La bufala delle mail vietate in Francia dopo l’orario di lavoro
In Francia negli ultimi giorni ha fatto il giro della Rete la notizia secondo cui sarebbero illegali le email di lavoro dopo le 18. In Italia è stata pubblicata dall'Ansa e ribattuta anche da altri media; nel resto del mondo ne hanno parlato, tra gli altri, anche il Guardian e il New York Magazine. "Dopo sei mesi di negoziati, due sindacati, la CFDT e la CGC, hanno strappato un accordo all'industria high tech (riunita sotto le sigle Syntec e Cinov) per garantire all'impiegato il sacrosanto diritto di poter spegnere il proprio smartphone dopo l'orario d'ufficio, in gran parte dei casi le sei del pomeriggio, quando i bistrot di Parigi si riempiono per l'ora dell'aperitivo", scrive la più nota agenzia di stampa del Belpaese.
La notizia però è inesatta, come sottolinea BuzzFeed. Non è una legge. Non si tratta di un provvedimento votato dal Parlamento francese, né di una disposizione di un tribunale transalpino. Si tratta in realtà di accordo stipulato da una società di consulenza (la Syntec) con una parte dei suoi dipendenti (il 56%) legati ai due sindacati CFDT e CGC. E' stato pensato per salvaguardare la salute e il benessere dei lavoratori. L’accordo prevede infatti che i lavoratori che lavorano a ore, e che non hanno l’obbligo di lavorare per un massimo di 35 ore a settimana, come effettivamente prevede una legge del Governo di Parigi, possano lavorare al massimo fino a 13 ore al giorno, purché riposino per 11 ore fra un giorno di lavoro e l’altro.
E non riguarda "un milione di impiegati nella tecnologia e nella consulenza (comprese i dipendenti delle sedi francesi di Google, Facebook, Deloitte e PwC )", come scrive il Guardian. Il testo non specifica il momento preciso dopo il quale i dipendenti non sono più tenuti a tenere acceso il loro cellulare e quindi a ricevere le e-mail di lavoro. Si parla semplicemente delle 18 perché quell’ora è considerata tipicamente come “l’orario di uscita dal lavoro”, ma gli impiegati toccati dall’accordo lavorano a ore e non dispongono di turni “tradizionali”.