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L’Ue striglia l’Italia: “Manovra correttiva entro aprile o procedura d’infrazione”

La Commissione europea torna a chiedere al governo Gentiloni di rispettare i parametri europei sul debito e di varare al più presto la manovra correttiva, pari almeno allo 0,2% del Pil, richiesta qualche settimana fa. “Gli sviluppi interni (le vicende politiche post-referendum costituzionale ndr) hanno rallentato l’adozione di nuove riforme e si osserva un marcato rallentamento nell’attuazione delle riforme strutturali in linea rispetto agli impegni”, sottolinea l’Ue.
A cura di Charlotte Matteini
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La Commissione europea torna a strigliare l'Italia e a chiedere celermente una manovra di bilancio per correggere i conti pubblici del Paese che sia pari almeno allo 0,2% del Pil entro il prossimo mese di aprile, pena l'istituzione di una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia. La comunicazione, contenuta nel "Rapporto sul debito" diramato stamane dalla Commissione, sostanzialmente esorta il governo Gentiloni a varare "in modo credibile" le misure richieste ormai da settimane da Bruxelles e anticipa che nel caso in cui il Paese non rispetterà le regole del debito stabilite dai trattati europei, la Commissione potrebbe decidere di procedere con l'attivazione della procedura d'infrazione per disavanzi eccessivi, decisione che però potrà essere presa solo dopo il mese di maggio, ovvero dopo la pubblicazione delle previsioni di primavera 2017.

"A meno che le misure strutturali aggiuntive pari almeno allo 0,2% del Pil che il governo si è impegnato ad adottare al più tardi nell’aprile 2017 siano attuate in modo credibile entro quella data per ridurre il divario e garantire la conformità al braccio preventivo nel 2017, il criterio del debito stabilito dal trattato e dal regolamento n. 1467/1997 dovrebbe essere considerato non soddisfatto", si legge nella nota allegata al rapporto della Commissione.

"Tuttavia la decisione di raccomandare l’avvio di una procedura per i disavanzi eccessivi sarà presa solo in base alle previsioni di primavera 2017 della Commissione, tenendo conto dei dati sui risultati di bilancio per il 2016 e dell’attuazione degli impegni di bilancio assunti dalle autorità italiane nel febbraio 2017″, prosegue Bruxelles, sottolineando che rispetto al passato, la spinta per le riforme strutturali si è indebolita dalla seconda metà del 2016. Secondo la Commissione europea, infatti, in Italia permarrebbero ancora "importanti lacune, in particolare sulla concorrenza, la tassazione, la lotta alla corruzione e la riforma della contrattazione collettiva" e nel Paese "gli sviluppi interni (le vicende politiche post-referendum costituzionale ndr) hanno rallentato l’adozione di nuove riforme e si osserva un marcato rallentamento nell’attuazione delle riforme strutturali in linea rispetto agli impegni".

Padoan: "La Commissione Ue apprezza le nostre riforme"

Replicando alla nota inserita nel rapporto della Commissione europea, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha sostenuto che Bruxelles "nella sua analisi annuale apprezza l'ampiezza delle riforme avviate e realizzate dai governi italiani in questi anni", aggiungendo: "Gli effetti delle riforme si vedono: la crescita è tornata, l'occupazione aumenta, il credito funziona meglio. Ma dobbiamo fare di più. Il rapporto Debito/pil finalmente è stabilizzato ma è interesse nazionale ridurlo con un aggiustamento contenuto del percorso di consolidamento". La Commissione, prosegue Padoan, "segnala importanti miglioramenti: nel mercato del lavoro, nell'educazione, nella semplificazione degli adempimenti burocratici e amministrativi, nel funzionamento della pubblica amministrazione, nel sistema giudiziario, nella formulazione del bilancio pubblico, negli strumenti per la gestione dei crediti in sofferenza delle banche – anche attraverso il miglioramento delle procedure per la gestione delle insolvenze e il recupero dei crediti e l'Italia viene citata come esempio di buone pratiche a proposito della legge sulle Start-up e della strategia Industria 4.0".

La Commissione però due problemi, sottolinea il titolare del Mef: "Il livello ancora alto di crediti bancari in sofferenza, che accennano a calare solo dal 2016 e divergenze tra le regioni sulla regolazione della cosiddetta ‘economia collaborativa' il cui sviluppo è considerato cruciale dalla Commissione per promuovere la crescita della competitività". Inoltre, Bruxelles "riconosce la presenza di fattori che giustificano l'andamento attuale del rapporto debito/Pil, che si è stabilizzato ma non ha ancora invertito la tendenza degli ultimi anni e la Commissione ritiene infatti che alcune spese siano da attribuire a cause di forza maggiore, in particolare il terremoto e il flusso di migranti", segnalando "che per rispettare la regola del debito è sufficiente un aggiustamento del saldo strutturale pari allo 0,2% del prodotto interno lordo. Senza le cause di forza maggiore segnalate dal Governo alla Commissione, il rapporto debito/Pil avrebbe già assunto una traiettoria declinante. E se la Commissione non avesse riconosciuto la legittimità delle ragioni italiane l'esigenza di correzione dei conti sarebbe stata almeno tripla".

Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, in un tweet ha dichiarato: "Sono fiducioso che l'impegno del Governo italiano a prendere altre misure entro aprile sarà realizzato.

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