2.899 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“L’Isis ci considera politicamente insignificanti, per questo non colpisce in Italia”

Lo storico Franco Cardini, esperto di Islam, analizza la struttura del terrorismo jihadista e i motivi che finora hanno messo l’Italia al riparo dagli attentati.
A cura di Annalisa Cangemi
2.899 CONDIVISIONI
Immagine

Lo storico Franco Cardini, esperto di Islam e professore all'Università di Firenze, analizza il rischio di attentati terroristici in Italia e il fenomeno dell'emulazione delle stragi, sempre rivendicate dall'Isis. Quello che più dovrebbe spaventarci oggi, secondo lo studioso che cita Olivier Roy, non è la radicalizzazione dell'Islam, bensì l'islamizzazione del radicalismo, quello che nasce dal disagio sociale, dalla ghettizzazione, dalla frustrazione che deriva dall'assenza di prospettive. Elementi che trovano terreno fertile proprio in Occidente.

Professore pochi giorni fa, dopo la strage di Barcellona, l'Isis ha minacciato l'Italia, dicendo che il nostro Paese è nel mirino dei jihadisti e che presto saranno a Roma. Finora da noi non si sono verificati attentati, è plausibile pensare che sia solo un caso?

Credo che sull'Isis si sia detto tanto, ma sono convinto che in fondo questo nemico non esista. Mi spiego meglio. Io non credo che ci sia un disegno, una testa che controlla un mosaico. E questa è la prima idea che bisogna scardinare. Spesso i terroristi sono sbandati che agiscono sotto l'effetto di allucinogeni, o sono persone malate di depressione, che non sentono più nemmeno il dolore. Basti pensare all'attentatore di Barcellona, che molti testimoni hanno visto ridere poco prima che i poliziotti gli sparassero a Cambrils. Non sono certo persone che agiscono lucidamente. Con questo non voglio minimizzare il rischio che tutti noi corriamo, in qualsiasi momento della nostra giornata. Ma non si può temere L'Isis o l'Islam in quanto tale. L'Isis per quanto ne sappiamo agisce in "franchising", attraverso quelli che sembrano tentativi unilaterali di adesione.

Intende dire che non esiste un'organizzazione tentacolare?

Fino ad oggi non abbiamo prove documentate della sua esistenza. Ogni volta che si verifica un attentato i media prendono sempre acriticamente per certe le comunicazioni delle rivendicazioni, ma non c'è un portavoce ufficiale dell'Isis. Queste notizie non sono in realtà verificabili. È più probabile ritenere che non si tratti di operazioni militari organizzate. Quello che sappiamo invece è che ci sono dei giovani musulmani, che si sono convertiti da poco o che fingono di essersi convertiti, e che compongono una realtà variegata. Magari agiscono con uno stato alterato di coscienza, e si ritrovano a simpatizzare con un'idea di fondamentalismo che fa capo ad un personaggio di nome al Baghdadi. Ma non abbiamo gli elementi per dire che gli attentati compiuti con mezzi rudimentali e artigianali abbiano realmente l'Isis come mandante. Il ponte di Londra, la Rambla, sono stati attentati fai-da -te. Se vogliamo utilizzare una figura geometrica possiamo dire che non esiste una piramide, non esiste una rete o un organismo puntiforme, ma solo cellule o singole individui che vogliono seminare il panico, generando reazioni abnormi. Diversa è la situazione dell'Isis in Medio Oriente.

Perché l'Occidente non riesce ad arrivare ad una conclusione del conflitto in Medio Oriente?

Non si arriva ad una soluzione in Medio Oriente perché forse non la si vuole trovare. Gli Stati Uniti in primis non vogliono perdere consensi elettorali, e per questo non attaccano entrando sul territorio, ma si limitano ad intervenire organizzando attacchi aerei. Per questo stiamo assistendo ad una lentissima agonia dell'Isis. Le potenze occidentali e il mondo musulmano loro alleato, vorrebbero creare in quest'area un nuovo ordine, distruggendo gli Stati nazionali creati in maniera irresponsabile a Versailles e sostituirli con delle entità in cui l'elemento catalizzatore è quello etnico e religioso. Per questo in fondo tenere in vita il cosiddetto Stato islamico può fare comodo per destabilizzare quella zona.

Torniamo all'Italia. Possiamo pensare di essere più al riparo da eventuali attacchi perché, come ha scritto anche il Guardian in un recente editoriale, il nostro Paese ha attraversato la stagione del terrorismo degli anni Settanta e Ottanta, e quindi i nostri Servizi segreti svolgono un lavoro di prevenzione capillare?

Io sono dell'avviso che bisogna diffidare delle notizie che troviamo sui nostri giornali a proposito degli attentati sventati all'ultimo momento. Penso piuttosto che le motivazioni potrebbero essere altre. I terroristi, ammesso che si possa appunto parlare di un vero e proprio piano, vedono l'Italia come un obiettivo politicamente e militarmente insignificante, non rilevante. Non è provato nemmeno che l'Isis non colpisca il nostro Paese per non compromettere un'importante porta d'accesso verso l'Europa. E per me resta debole anche la tesi che in Italia non ci sarebbero abbastanza immigrati di seconda e terza generazione, che potrebbero sviluppare una simpatia per l'Isis. Qualcuno dice che da noi non ci sono abbastanza musulmani pronti a far esplodere quella rabbia sociale che covano in Paesi come la Francia o il Belgio. Gli attentati a questo punto sarebbero il frutto di un preciso calcolo statistico, un risultato meccanico di un'equazione, ma non è così. Queste persone hanno fatto loro la volontà di rovesciare lo stato di cose, quel tipo di istanza un tempo tipica di una frangia dell'estrema sinistra e dell'estrema destra. È questo quello che Olivier Roy chiama "islamizzazione del radicalismo".

E allora cosa li ha frenati finora?

Un deterrente per i terroristi è la presenza del Papa, che è il loro nemico numero uno. Ma i terroristi forse non vogliono provocare la potenza pontificia. Il perché è semplice. Papa Francesco non vuole chiudere il dialogo con l'Islam, nonostante tutto, e questo genera in loro frustrazione. Paradossalmente tutte le volte noi ostacoliamo la costruzione di una moschea obiettivamente stiamo concedendo una piccola vittoria ai terroristi, perché passa l'idea che noi occidentali siamo intolleranti. La Chiesa tiene invece aperti i canali di comunicazione con il mondo islamico.

2.899 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views