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Jobs Act: controlli a distanza su telefonini e pc dei lavoratori anche senza consenso

La nuova norma varata dal governo riguarda gli strumenti elettronici forniti dall’azienda.
A cura di Antonio Palma
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I datori di lavoro potranno controllare a distanza i lavoratori attraverso telefonini, pc, tablet e altri strumenti elettronici forniti loro dall'azienda. È quanto prevede il decreto attuativo del Jobs Act, approvato dal governo l'11 giugno scorso, che modifica lo Statuto dei lavoratori sui controlli a distanza. A chiarire la nuova misura in materia di lavoro è la relazione illustrativa che accompagna il testo del decreto e inviata alle Camere per i pareri delle commissioni dopo il primo via libera del Consiglio dei ministri. Il decreto, che in pratica rivoluziona la normativa sui controlli a distanza del lavoratore riscrivendo quanto previsto dall’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, certamente sarà destinato a far discutere. Non servirà più infatti il consenso dei lavoratori né gli accordi a livello sindacale. "Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale non sono necessari per l'assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore" si legge infatti nel testo.

Resta invece il divieto "dell'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori", mentre possono essere installati "impianti e apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori" solo dopo un accordo con le rappresentanze sindacali. "In mancanza di accordo possono essere installati previa autorizzazione della Direzione territoriale del lavoro o, in alternativa, nel caso di imprese con unità produttive dislocate negli ambiti di competenza di più Direzioni territoriali del lavoro, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali" spiega la relazione. Ad ogni modo i dati che derivano dal controllo degli strumenti dei dipendenti possono essere "utilizzati ad ogni fine connesso al rapporto di lavoro, purché sia data al lavoratore adeguata informazione circa le modalità d'uso degli strumenti e l'effettuazione dei controlli, sempre, comunque, nel rispetto del Codice della privacy".

Sdegnata la reazione della Cgil che promette battaglia e parla di colpo di mano del governo dopo aver appreso della nuova norma. "Sui controlli a distanza siamo al colpo di mano" ha dichiarato infatti la segretaria nazionale Serena Sorrentino, sottolineando che le novità del Jobs act "pongono un punto di arretramento pesante rispetto allo Statuto dei lavoratori". "Non solo daremo battaglia in Parlamento, ma verificheremo anche con il garante della privacy se ciò si può consentire" ha annunciato la sindacalista.

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