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Jo Cox: se a morire sono i buoni

C’è da sperare davvero che Jo Cox non sia stata uccisa per l’impegno vero i profughi e il no all’uscita della Gran Bretagna dal’Europa. C’è da sperare che non si muoia per essere stati buoni.
A cura di Giulio Cavalli
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C'è qualcosa che fa paura nell'omicidio della giovane deputata laburista Joe Cox, ammazzata per strada per la Gran Bretagna in questi caldi giorni di discussione sul referendum in cui gli inglesi si esprimeranno su una loro eventuale uscita dall'Unione Europea ed è un particolare che merita attenzione perché sembra essere il campanello d'allarme di un'esasperazione che esce dai confini inglesi e suona in tutta l'Europa: qui si uccidono i buoni. In quanto buoni.

Jo Cox non è un nome abbastanza altisonante per poter ipotizzare l'azione di un mitomane in cerca di fama; non è però nemmeno appartenente alla schiera dei fragili seminascosti che troppe volte subiscono violenza perché hanno troppa poca voce per chiedere aiuto, essendo la Cox una parlamentare; non ricopriva comunque una carica fondamentale nei gangli amministrativi né aveva il potere di poter condizionare pesantemente il referendum; uccidere Joe Cox non ha un particolare interesse (deviato) per la strategia militare essendo stata uccisa mentre passeggiava sola, sul marciapiede, nel suo quartiere. Jo Cox è stata uccisa perché buona.

Che poi nella parola "buona" di questi tempi c'è uno spettro di significati che ne ha svuotato completamente il senso: della Cox sappiamo che (come molti altri) riteneva la politica lo strumento per costruire un cambiamento. C'è un filo rosso nella sua esperienza professionale che da Oxfam a Save The Children arrivando fino al parlamento è stata dedicata ai diritti. Nel delirio di un nazionalismo esasperato dalla paura e dalla crisi la Cox, del resto, aveva voluto porre l'attenzione anche sulla netta chiusura della Gran Bretagna rispetto all'accoglienza dei rifugiati siriani e continuava a spendersi.

Poi c'è Brexit: il referendum britannico ha scatenato gli istinti peggiori di un'Europa che sembra sfaldarsi inesorabilmente sepolta dalla miopia di una burocrazia incapace di elaborare risposte. Nel galleggiamento vigliacco di questa Europa che finge di accogliere e intanto patteggia con il turco Erdogan c'è il fianco prestato alla macchina dell'odio che ovunque macina voti e consensi. L'immobilismo europeo miete vittime in mare e contemporaneamente avvelena le politiche nazionali: se cadono gli argini della pietà e del dovere di soccorso allora saltano le regole del buon senso e la gara diventa tutta sulla xenofobia più appuntita, l'odio più esibito. E l'esser buoni sinonimo di ingenui, poi buonisti, poi colpevoli e infine nemici.

C'è da sperare davvero che quell'urlo "Britain First" (che nella sua versione italiana è lo slogan che da anni sventola nelle nostre città) sia solo un'incomprensione, che l'omicida sia uno squilibrato che ha colpito a caso o secondo un personale pervertito ragionamento. Cè da sperare che davvero non succeda che si muore per essere buoni. Davvero.

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