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In vista l’aumento delle pensioni minime, ma solo per chi ha un reddito basso

Al vaglio dell’Esecutivo una proposta per l’aumento delle pensioni minime destinato a un milione di percettori, escludendo i pensionati che possono contrarie su entrate secondarie e coloro che risulteranno avere un Isee oltre la soglia stabilita.
A cura di Charlotte Matteini
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Più si avvicina il periodo in cui il Parlamento inizierà a discutere gli interventi da inserire nella nuova legge di stabilità e più si continua a parlare in modo particolare di quella che potrebbe assumere i contorni di una mini riforma della previdenza sociale. Da molte settimane ormai le indiscrezioni sulle proposte di aumento delle pensioni minime si rincorrono e sul piatto ci sarebbero diverse idee al vaglio dell'Esecutivo Renzi e dei tecnici del Tesoro. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un'intervista concessa a Vita ha definito questa manovra "una misura di equità", necessaria a permettere un innalzamento della qualità della vita di quei pensionati che al momento fanno quadrare i conti con poco più di 500 euro mensili. Lo stesso presidente del Consiglio, però, propende per l'attuazione di misure diverse da quelle finora proposte, ovvero l'aumento della platea avente diritto alla quattordicesima mensilità e l'aumento della cosiddetta "no tax area" per i redditi bassi. Entrambe le misure gioverebbero ai percettori dell'assegno minimo, ma Matteo Renzi vorrebbe puntare su una proposta più semplice da veicolare a livello comunicativo, Lorenzo Salvia del Corriere della Sera sostiene che il suggerimento sarebbe arrivato dal consulente Jim Messina, ingaggiato dallo staff del governo in vista della consultazione elettorale del prossimo novembre.

Al momento, i pensionati al minimo risultano circa 3,3 milioni. Troppi perché una manovra di aumento degli assegni possa essere sostenibile a livello finanziario, contando anche l'esistenza di vincoli di bilancio imposti dai trattati europei. Sul tavolo degli addetti ai lavori ci sarebbe quindi una proposta in fase embrionale che prevede l'esclusione dalla manovra di aumento i pensionati al minimo che però percepiscono una seconda entrata, come per esempio la reversibilità – e questo comporterebbe un calo di circa 1 milione di pensionati rispetto alla platea totale, arrivando a 2,3 milioni di soggetti. Anche l'estensione del bonus fiscale degli "80 euro", proposto dal presidente del Consiglio in passato, non è una via percorribile: costerebbe 2,5 miliardi all'anno. Troppo. Per sfoltire ulteriormente il numero di potenziali beneficiari dell'aumento, entrerebbe però in gioco l'analisi del reddito e del patrimonio del nucleo famigliare attraverso l'Isee, escludendo quindi di fatto i percettori al minimo che però all'interno del proprio nucleo famigliare possono contare su un patrimonio immobiliare o finanziario superiore a certi limiti, arrivando così a limare la platea totale di un altro milione e trecento mila persone. I beneficiari dell'aumento dell'assegno minimo, in questo modo, sarebbero un milione di pensionati circa.

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