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In Francia la paura svolta a destra (ma non c’entra nulla con Salvini)

Domani vi diranno che questo vota conta poco solo perché è dettato dalla paura. E i Salvini di turno saliranno sul carro dei vincitori. Ma le dinamiche francesi sono molto diverse da quelle italiane, quella destra non ha nulla a che vedere con la nostra destra e il terrorismo ci impone di analizzare, studiare e osservare: sapere, insomma.
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A cura di Giulio Cavalli
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E così i primi risultati delle elezioni regionali francesi ci dicono che Marine Le Pen ottiene un (previsto) strabordante successo. Come se fossimo al secondo capitolo del visionario romanzo di Houellebecq e come succede sempre, da sempre, quando la paura condiziona il voto. Attenzione: un voto figlio della paura non ha meno dignità di un voto per ideologia o per interesse. Il voto dettato dalla paura è un voto, punto, e l'errore più grande che si possa fare è quello di misurarlo dall'alto al basso con la solita saccenza di chi crede che essere minoranza sia elemento fondamentale per stare dalla parte dei giusti. Per questo credo che saranno già noiose (è un pregiudizio, sì) le boriose discettazioni di chi ghettizzerà i risultati francesi come "voti di pancia" però, già ora, si possono allo tempo tempo immaginare le mendaci strumentalizzazioni da parte della patetica destra di casa nostra, a partire dal solito Salvini o quella poca e sparsa destra disorganizzata che sta alle sue spalle.

Andiamo con ordine: la destra francese, l'idea di destra che ha Marine Le Pen, è molto diversa dalla bieca xenofobia che sventola dalle nostre parti. Anzi, alla Le Pen nell'ultimo periodo qualcuno ha mosso l'accusa di essere troppo "a sinistra" proprio perché ha preso le distanze spesso dal razzismo fine a se stesso o dagli avvoltoi che vedono nello scoppio di una bomba un bacino di voti. Oggi in Italia non esiste, nel panorama parlamentare, una forza politica che si dimostri liberale, destrorsa e organizzata com'è il Fronte National: qui si parla di un movimento che non ha mai avuto dubbi, per fare un esempio paradigmatico, a bollare la Lega Nord come una forza "incostituzionale". Quindi quando domani leggerete qualche leghista sbavare sulla scia di questo risultato potete senza problemi indicare la sostanziale differenza tra Marine Le Pen e Matteo Salvini (un esempio è qui).

La destra francese ha piuttosto giovato dell'inefficienza e dell'indecisione di un Hollande che anche nella gestione della questione terrorismo si è dimostrato spesso indeciso, quasi sprovveduto e talvolta inadeguato. Non c'è niente di meglio, perché vinca la destra, di una sinistra che nei fatti sembra un "vorrei ma non posso" dei propri avversari. Dovessimo fare un parallelo del "sentimento" d'oltralpe con una situazione di casa nostra potremmo tornare ai tempi di Bersani, quando il suo PD inseguiva sotto traccia il centrodestra per paura di non essere abbastanza convincente. Ora invece Renzi afferma con forza alcune posizioni liberali e "spostate", ma non è detto che sia meglio.

La Francia ha un processo di integrazione con una storicità completamente diversa rispetto all'Italia: se la Le Pen (o qualcuno dei suoi) avesse il coraggio di dire in televisione che il problema del terrorismo sta tutto nell'apertura delle frontiere le riderebbero in faccia e probabilmente non riuscirebbe lei stessa a trattenersi dal ridere: la maggioranza dei francesi sa bene che il pericolo si annida tra le  generazioni ormai "cittadini" immigrati da decenni e la "sicurezza" è vissuta come un metodico "controllo interno". Quindi nessuna superiorità presunta o sventolata tra i residenti francesi e gli immigrati. La Francia chiede sicurezza e capacità di difesa non contro "chi arriva" ma soprattutto contro "chi c'è" e ha scelto la via del terrore.

Tornando ad Hollande, invece, c'è da sottolineare che la sua reazione in queste ultime settimane è stata "guerra, bombe e armamenti". Non ci vuole molto per immaginare che se c'è da fare la guerra inevitabilmente la gente sia portata a votare coloro che risultano credibili in guerra. E tra Hollande e la Le Pen non c'è partita, già solo a livello di fisionomie. Si vota la destra per fare la destra e la sinistra per fare la sinistra. Sembra banale eppure anche i nostri fini politologi sembrano non comprenderlo.

Poi c'è la comunicazione della paura, ovvero che forma si decide di dare al terrore. Su questo ci sarà da scriverne (purtroppo) per i prossimi mesi: come avevo già scritto (qui) il coraggio muscoloso e bruto è il regalo più grande che si possa fare al terrorismo. I terroristi agiscono proprio per fomentare odio e ufficializzare uno "stato di guerra" che li legittimi mentre a combattono. E su questo, personalmente, credo che il risultato francese non sia una buona notizia. Vedremo le ricadute.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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