26 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Garlasco: famiglia Poggi chiede a Stasi 10 milioni di risarcimento

Alberto Stasi è accusato dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. Oggi, con l’intervento dei legali della famiglia della vittima, è ripreso il processo d’appello.
A cura di Susanna Picone
26 CONDIVISIONI
Immagine

Con l’intervento dei legali della famiglia di Chiara Poggi, la ragazza uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco, è ripreso oggi a Milano il processo d’appello bis a carico di Alberto Stasi, unico accusato dell’omicidio dell’allora fidanzata. Nel corso della precedente udienza di lunedì il pg Laura Barbaini ha chiesto alla Corte d’Assise d’Appello di condannare l’ex studente bocconiano a 30 anni di carcere. Oggi a prendere la parola è invece la parte civile rappresentata dagli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna i quali oltre a evidenziare gli indizi che a loro avviso portano a concludere per la colpevolezza di Alberto Stasi chiedono all’imputato un risarcimento di 10 milioni di euro. A tanto, secondo i legali, ammonta la somma che Stasi dovrà versare alla famiglia Poggi se verrà condannato per omicidio volontario della fidanzata. Il processo si svolge a porte chiuse.

Omicidio Garlasco: “Undici indizi gravi incastrano Stasi”

Secondo gli avvocati della famiglia di Chiara Poggi a incastrare Alberto Stasi ci sarebbero undici gravi indizi. “Il materiale probatorio è amplissimo, noi abbiamo individuato 11 indizi gravi, precisi e concordanti, che vanno dal rapporto di confidenza dell'assassino con la vittima, che gli ha permesso l'ingresso nell'abitazione dei Poggi alle 9.12 quando Chiara lo fece entrare, alla criticità dei rapporti tra i due fidanzati, alla riscontrata mancanza di un alibi in un orario in cui c'è stato un omicidio, e ovviamente alla falsità del racconto di Alberto Stasi”, è quanto ha spiegato l'avvocato Compagna in una pausa dell'udienza del processo dell'appello bis. “Gli elementi sono tanti – ha ricordato l'avvocato di parte civile -, tra questi il Dna di Chiara ritrovato in quantità molto abbondante sui pedali che furono ritrovati a casa di Alberto Stasi, le impronte digitali trovate sul portasapone che fu utilizzato dall'assassino per pulirsi le mani macchiate di sangue e questa scelta di sottacere la disponibilità di più biciclette nere da donna che inizialmente era stata sottovalutata. Gli accertamenti in questo grado di giudizio hanno dimostrato che si è voluto occultare l'esistenza di due bici da donna che sono pienamente conformi dalla descrizione che fu fatta dalle testimoni”.

26 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views