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Firenze, nel passato di Alessi fallimenti e separazione. E in un video premiava le Miss

Chi è Mirco Alessi, il 42enne fiorentino arrestato dopo ore di caccia all’uomo per i due omicidi avvenuti ieri mattina a Firenze. Cresciuto in una famiglia di imprenditori nel settore della pelle, ha alle spalle una separazione e un fallimento sul lavoro.
A cura di Susanna Picone
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Mirco Alessi e le due vittime di Firenze.
Mirco Alessi e le due vittime di Firenze.

Mercoledì mattina in via Fiume a Firenze, a pochi passi dalla stazione centrale di Santa Maria Novella, due persone – una giovane domenicana e una transessuale brasiliana – sono state uccise a coltellate in un appartamento. Una terza donna si è salvata lanciandosi dalla finestra. Per il duplice omicidio è stato fermato dopo ore di caccia all’uomo un 42enne fiorentino, Mirco Alessi. I carabinieri lo hanno bloccato nel Senese dopo che lui stesso aveva telefonato al 112 per confessare, in modo delirante, che era lui l’assassino di Firenze. I carabinieri lo avrebbero trattenuto al telefono e localizzato tracciando appunto il suo cellulare. All’uomo è stato notificato un decreto di fermo del pm di turno ed è stato trasferito nel carcere di Siena.

Ai carabinieri ha chiesto delle “due sorprese” di Firenze – Mentre era in fuga Mirco Alessi avrebbe strappato il cellulare di mano a una passante per chiamare il 112 e chiedere ai carabinieri se erano contenti delle “due sorprese” che aveva lasciato nell'abitazione di via Fiume, riferendosi alla transessuale e alla 27enne uccise. La chiamata non è partita, ma è stata riferita ai militari da un testimone, la donna alla quale Alessi aveva preso il telefono. Secondo quanto ricostruito, dopo il duplice omicidio Alessi è tornato nella sua abitazione di via Palazzuolo per cambiarsi i vestiti sporchi del sangue, poi è fuggito con la sua auto, una Citroen C1 rossa. Si è diretto verso Santa Croce sull'Arno, dove ha messo fuori uso l'impianto satellitare della vettura per non essere localizzato. Per tutto il tempo della fuga, nel corso della quale ha anche prelevato a un bancomat, ha effettuato chiamate deliranti ai carabinieri sfidando i militari e sottolineando la sua abilità nella fuga. Arrivato in un paese dell'entroterra livornese ha sostituito le targhe della sua auto con quelle rubate a una vettura in sosta. Poi è arrivato a Cecina, dove ha strappato il telefono alla passante e ha cercato di chiamare il 112. In tarda serata ha raggiunto Monticiano (Siena), dove ha nuovamente contattato i carabinieri, che lo hanno localizzato e arrestato.

Le telefonate al padre e a un amico: “Ho fatto un macello” – Oltre alla telefonata con cui Alessi ha chiamato i carabinieri e dopo la quale è stato fermato, l'uomo avrebbe avuto diverse comunicazioni telefoniche fin da subito dopo i delitti. Una di esse l'ha fatta al padre, attorno alle 6 di ieri mattina, chiamandolo al cellulare: “Babbo ho fatto un macello. Ho ammazzato tre prostitute”, avrebbe detto per chiudere subito dopo la comunicazione. Inutili i tentativi del genitore di richiamarlo: il cellulare di Alessi non era raggiungibile. Il padre ha informato subito i carabinieri della telefonata ricevuta. Un altro destinatario delle telefonate è stato un amico dell'uomo arrestato. Una prima comunicazione, via sms, gli sarebbe giunta da Alessi attorno alle tre, quindi forse prima del duplice omicidio, con l'invito ad aprire Facebook e vedere “uno che sbotta”. Poi la telefonata intorno alle sei nella quale Alessi avrebbe detto al'amico di aver “ammazzato tre transessuali”. “Sono pieno di sangue”, avrebbe detto all'amico che ha segnalato il fatto ai carabinieri, aggiungendo poi di stare “bene” e di essere “tranquillissimo”.

Aveva una relazione con la transessuale – Per quanto riguarda il movente dei delitti, secondo quanto emerso finora Alessi avrebbe avuto da tempo una relazione sentimentale con la transessuale ma nell’ultimo periodo avrebbe subito dalla vittima delle richieste di denaro: se non le avesse soddisfatte avrebbe rivelato la loro relazione. L’altra vittima sarebbe stata aggredita dall'uomo solo perché si trovava nell'abitazione al momento dell'omicidio. Ora, il giorno dopo l’omicidio, si scava nella vita di Alessi, che fino a ieri non aveva avuto alcun problema con la giustizia.

Un matrimonio fallito e un figlio – È il Corriere della Sera a delineare un ritratto dell’omicida di Firenze. Mirco Alessi viene descritto come un uomo schivo e gentile, cresciuto in una famiglia di imprenditori nel settore della pelle, e con un matrimonio alle spalle. Poco più che ventenne aveva provato a diventare indipendente lanciandosi in un’avventura imprenditoriale slegata dall’attività di famiglia e prendendo in gestione un’edicola a Porto di mezzo, piccola frazione di Ponte a Signa. Quella attività però non è mai decollata tanto che l’edicola per Alessi è stata un piccolo fallimento. Così l’uomo era tornato a lavorare nell’azienda di famiglia. Dopo la separazione dalla moglie si era trasferito in un appartamento a Firenze, in via Palazzuolo. Ha un figlio e fino a ieri, appunto, nessun problema con la giustizia. Sul suo profilo Facebook, dove ci sono pochi post e una manciata di foto, c’è anche un video che risale a pochi giorni fa. Apparentemente imbarazzato, Alessi si avvicina alle aspiranti Miss Italia per premiare la più bella di Calenzano. È l’ultimo video che ritrae il fiorentino circondato da amici prima del duplice omicidio di Gilberto Manoel Da Silva e di Mariela Josefina Santoz Cruz.

La drammatica ricostruzione dei delitti da parte dell’unica superstite – La ragazza unica sopravvissuta alla follia di Alessi ha raccontato quanto accaduto nella loro abitazione di Firenze. La giovane si trovava insieme a Gilberto Manoel Da Silva, conosciuta come Kymberli, e Mariela Josefina Santos Cruz, entrambe uccise da Alessi, mentre lei si è salvata gettandosi dalla finestra. La donna agli investigatori ha raccontato che stava dormendo e che con lei c'era la connazionale poi uccisa quando hanno sentito bussare forte alla porta, ma non hanno aperto. Poi dopo un po’ hanno sentito rumori provenire dalla cucina e dalla stanza di Kymberli. E quindi ancora bussare forte alla loro porta e una voce che urlava chiamando l'amica: “Mariela, vieni che lei ha bisogno”. La giovane ha anche detto di aver invitato l’amica a non aprire la porta, ma poi hanno deciso di andare entrambe a vedere cosa era accaduto. Aperta la porta, hanno visto uno sconosciuto “pieno di sangue” che diceva di “aver fatto del male a Kymberli” e con in mano un coltello con il quale, dopo aver bloccato Mariela per le braccia, ha cominciato a colpirla. A quel punto la giovane ha cercato di scappare mentre l'uomo continuava a colpire Mariela. Una volta sul marciapiede ha chiesto aiuto a un ragazzo indiano che le ha prestato il telefono per dare l'allarme. Quando è rientrata nel cortile del condominio poco dopo l'arrivo delle forze dell'ordine ha raccontato di aver visto Mariela agonizzante a terra. “Sto morendo”, le avrebbe detto l'amica e alla domanda se avesse riconosciuto l'aggressore l'amica avrebbe risposto “Luca”, riferendosi al nome con il quale si faceva chiamare il fidanzato di Kymberli.

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