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Opinioni

Dieci buone ragioni per dire no all’acquisto dei caccia F35

Dalla discussione alla Camera dei Deputati, una serie di buoni motivi per abbandonare l’idea dell’acquisto dei cacciabombardieri F35.
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La polemica sull'acquisto degli F35 è una delle spine più insidiose per l'esecutivo guidato da Enrico Letta. Come vi raccontavamo, se da una parte si moltiplicano le voci dissonanti all'interno della maggioranza, dall'altra il ministro della Difesa Mauro continua ostinatamente a difendere la partecipazione italiana al programma internazionale, spiegando che al Parlamento tocca solo esprimersi in merito al numero di F35 da acquistare (all'interno della forbice 90 – 131). Ieri però ce'è stata la discussione alla Camera dei Deputati, con la presentazione di mozioni che intendono bloccare il programma del Governo e con interventi dai quali sono emerse tante "buone ragioni per rinunciare ai caccia bombardieri.

Eccone alcune:

  1. Lo chiediamo perché non serve alla nostra difesa nazionale, nel rispetto del dettato costituzionale e della politica estera italiana, un cacciabombardiere di quinta generazione, capace di trasportare anche ordigni nucleari, con caratteristiche di bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar. (Airaudo, Sel)
  2. Il nostro Paese, essendo noi fornitori di seconda fascia, non ha nessun trasferimento di tecnologie per partecipare a questo programma, non partecipa allo sviluppo del prodotto, quindi non acquisiamo né tecnologie di prodotto, né tecnologie di processo. Lo stesso nuovo stabilimento di Cameri è un lay out clone di uno stabilimento Lockheed negli Stati Uniti, neanche quello facciamo noi. Lo chiediamo ancora perché la ricaduta occupazionale è nella migliore delle ipotesi puramente sostitutiva e siamo lontanissimi dai 10 mila posti di lavoro ipotizzati nel nostro Paese al varo del progetto. (Airaudo)
  3. Pensare di investire 15 miliardi di euro per 2.000 posti di lavoro mi pare veramente tentare di prendere in giro l'intero Paese (Matarrelli, Sel)
  4. Molti altri Paesi stanno sospendendo, rinviando la decisione o cancellando le commesse per gli F35: la Gran Bretagna e la Danimarca decideranno solo dopo il 2015; l'Olanda ha avviato un'inchiesta parlamentare a seguito di un pesante voto contrario al progetto del suo Parlamento; l'Australia non userà gli F35 come piattaforma esclusiva; la Turchia ha rinviato l'acquisto dei primi F35; la Norvegia ha minacciato di ripensare le sue scelte; la Danimarca riaprirà la gara solo dopo il 2015 (Airaudo)
  5. Ogni giorno che passa aumentano le dichiarazioni e gli studi internazionali che denunciano i difetti, anzi, direi, l'inutilizzabilità degli F35, un progetto nato male e proseguito peggio e del quale non si riesce neanche a intravedere la conclusione, considerato che il suo coronamento, inizialmente previsto per il 2011, è stato spostato al 2018 (Emanuela Corda, Sel)
  6. Qual è il ruolo dello strumento militare e a quale politica di difesa corrisponde un aereo con caratteristiche altamente offensive e di combattimento? Va aperta una riflessione profonda sugli strumenti in grado di produrre più sicurezza: non si produce più sicurezza, nel nostro Paese e nei Paesi confinanti, dotandosi di ulteriori strumenti militari così offensivi e addirittura capaci di trasportare gli ordigni nucleari (Duranti, Sel)
  7. Le scelte sui sistemi d'arma non possono essere lasciate ai vertici militari, tanto meno possono essere piegate alle esigenze delle grandi aziende belliche private. Vogliamo anche noi discutere delle ricadute sui posti di lavoro dei lavoratori dell'industria bellica privata. […] La spesa militare è in generale uno dei lieviti inevitabili dei conflitti. Inutile girarci intorno: le lobby della spesa militare assediano da sempre i governi. (Zanin, Pd)
  8. Tanti sono i mezzi in dotazione ai nostri militari che hanno problemi e mettono a rischio la loro incolumità. Se vogliamo, possiamo parlare del «Lince»: alcuni esemplari sono stati addirittura sequestrati per valutarne la pericolosità; possiamo parlare degli «Ariete», dei carri armati progettati già vecchi e superati da altri carri ancor prima di finirne lo sviluppo. A questo punto, ci chiediamo perché mettere in mano ai nostri militari degli strumenti difettosi e pericolosi; ci chiediamo perché dobbiamo continuare su questa strada, senza poter riflettere, senza poter pianificare, senza poter essere informati, inseguendo aziende, acquistando armamenti di cui non abbiamo bisogno o che, peggio ancora, non solo sono inutili, ma anche dannosi. (Frusone, M5S)
  9. Si potrebbe dire – e io credo che affermare poi, come risposta, che questa è demagogia e populismo sia sbagliato – che in un tempo di spending review accentuata, una da parte di chi può farla, e una spending review che c’è gente che fa non perché decide di farla, ma perché costretta a farla, il dubbio sull'opportunità di questa operazione deve venirci. Si potrebbe dire che il costo della manutenzione e dell'efficienza degli F-35 è tre volte superiore al costo dell'acquisto. Si potrebbe dire che per trent'anni noi saremo vincolati ad una massa di denaro che andrebbe tutta in direzione del riarmo. Si potrebbe ipotizzare che questo denaro fosse devoluto alla scuola. Si potrebbe pensare che questo denaro fosse devoluto all'ambiente. Si potrebbe pensare che questo denaro fosse devoluto al welfare. (Grassi, Pd) […] Noi pensiamo che col prestigio internazionale non si mangi, non si curino i malati, non si costruiscono gli asili (Corda)
  10. È la stessa Costituzione a prescrivere che l'Italia sia un Paese pacifico, che cioè rinunci alla guerra come aggressione alla libertà altrui e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. (Galli, Pd) […] Nell'articolo 11 della Costituzione, i padri costituenti utilizzano, non a caso, un'espressione particolarmente forte, il verbo «ripudia», che esprime il rifiuto più netto della guerra. Eppure, l'8 aprile del 2009, le Commissioni difesa di Camera e Senato hanno dato il via libera all'acquisto di 131 cacciabombardieri F-35, numero poi ridotto a 90, con una spesa che si aggira tra i 12 e i 15 miliardi, decisione che ci apprestiamo a confermare o a rivedere con il voto che ci apprestiamo a esprimere (Brescia, M5S)
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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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