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Corsi universitari, il 39% è a “numero chiuso”

Sono molti gli atenei italiani che “programmano” il numero dei propri studenti. E secondo l’Agenzia nazionale di valutazione questo è, in qualche modo, un bene.
A cura di B. C.
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I corsi a numero programmato in tutta Italia sono 1.687 su 4.311, il 39 per cento. Almeno secondo quanto riportato su Repubblica che fa una lista di tutti i corsi a "numero programmato" per le università italiane, evidenziando come la percentuale sia sempre più in crescita. “L’Università di Padova, per esempio, prevede a “numero controllato” Economia, Psicologia, Agraria, Fisica, Scienze dell’educazione. A Palermo il test per entrare a Scienze di base e applicate è stato affrontato da 4.045 candidati: 1.358 i posti disponibili. Alla Ca’ Foscari di Venezia in 2.973 hanno provato a entrare alla fine di agosto ai sei corsi di laurea (linguistici ed economici) ad accesso programmato. L’Università di Parma ha diciotto corsi chiusi. Giurisprudenza è a numero chiuso a Roma Tre, a Firenze, a Catania, a Palermo. Biologia è nella totalità dei casi a numero chiuso. Per il test d’ingresso a Ingegneria del Politecnico di Milano ci sono stati 10.342 iscritti (per 6.455 posti disponibili). Un record. E la partecipazione alla prova selettiva iniziale per i corsi dell’Università di Milano-Bicocca quest’anno ha segnato un +49,6 per cento” si nelle nella rubrica odierna La Scuola Siamo Noi.

Il parere dell'Anvur sui corsi a numero chiuso

L’Anvur evidenzia come nei corsi ad accesso programmato come Medicina ci sia tassi limitati di abbandono, una elevata quota di laureati regolari e un minor numero di iscritti fuori corso. Al contrario gli studenti di Sociologia e Scienze politiche presentano più forti tassi di abbandono, più importanti quote di iscritti fuori corso e una quota di laureati in corso limitata rispetto alla media. Gli studenti, nello specifico Alberto Campailla portavoce nazionale di Link, dice questo: “Il numero spropositato di studenti annualmente coinvolti nei test rispetto alla scarsità di risorse e posti disponibili negli atenei è un problema politico che grida vendetta. Il dato costituzionale per cui l’istruzione dovrebbe essere accessibile a tutti è solo rilevante sulla carta, non nella realtà”.

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