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Conti correnti, il prelievo aumenta fino a 170 euro all’anno

Polemica sull’aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento che include anche le tasse sui conti correnti: la Cgia di Mestre ha calcolato quanto costerà agli italiani l’aumento delle tasse.
A cura di S. P.
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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato ieri il decreto Irpef, che prevede per il 2015 un gettito di circa 755 milioni su conti correnti, libretti postali e certificati di deposito. Decreto che ha scatenato delle polemiche – Berlusconi ha definito il premier Renzi “un simpatico tassatore” – e che ha spinto Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna tassa né alcun prelievo sui conti correnti. In una nota il Governo ha detto, infatti, che si è deciso di alzare dal 20 al 26 per cento la tassazione sulle rendite finanziarie per portarle nella media europea e per abbassare l’Irap del 10 per cento. Tra gli altri, il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, ha scritto su Twitter che l’operazione costerà agli italiani meno di un caffè al mese.

Da 1 a 170 euro all’anno – Ha calcolato la reale spesa per i contribuenti la Cgia di Mestre per Repubblica: per un conto corrente medio l'aggravio, secondo queste stime, è di poco meno di 1 euro all'anno.  La Cgia di Mestre dice che in Italia ci sono 38 milioni di conti correnti con una consistenza pari a 453,2 miliardi. La giacenza media è di circa 12 mila euro e, considerando che il tasso di interesse attivo medio applicato in questa fascia è piuttosto basso, il rincaro della tassazione passerà da 3,10 (con imposta al 20 per cento) a 4,03 (con imposta al 26 per cento). Ovvero di 93 centesimi. Dalle stime emerge che il bilancio si aggrava con giacenze medie più alte: ad esempio chi possiede tra i 50 mila e i 250 mila pagherà 26,1 euro, chi va oltre i 250 mila euro si troverà a pagare 169,2 euro in più.

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