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Benevento, l’alluvione che non c’era

Un’alluvione di serie B, quella di Benevento. Un disastro passato sotto silenzio e tra l’indifferenza di media e politica. Una terra letteralmente salvata dalla solidarietà e dallo spirito di sacrificio di una intera comunità, che si è mobilitata sui social network e per strada. Spalla a spalla.
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L'immagine simbolo dell'alluvione (ed è tutto dire)
L'immagine simbolo dell'alluvione (ed è tutto dire)

Nella notte fra il 14 e il 15 ottobre quasi l’intera Campania viene colpita da una perturbazione di estrema intensità: nella sola zona di Benevento in poche ore cadono 137 millimetri di pioggia, che è più o meno il corrispettivo di un mese di precipitazioni. Il fiume Calore esonda, e così anche il Sabato (a catena anche il Volturno esonderà qualche ora più tardi). Una donna di 70 anni muore travolta dall’acqua entrata nella sua abitazione di Pago Veiano, in provincia di Benevento; un uomo perde la vita qualche ora dopo a causa di un malore a Montesarchio; due giorni dopo un operaio resta folgorato mentre prova a sistemare un traliccio danneggiato dall’alluvione.

In un primo momento a destare particolare impressione è la situazione di Benevento: alcune zone sono completamente allagate e isolate, l’acqua è entrata nei capannoni della zona industriale, molte famiglie sono costrette a lasciare le loro abitazioni e i soccorsi sono complicati dalle condizioni meteorologiche. Continua a piovere, seppure con minore intensità.

Qualcuno avvisa anche Renzi, che “interviene” su twitter. Tenetelo a mente: questo, generico e formale, sarà l’unico cenno di vita del Presidente del Consiglio. Questo:

In pochi però si rendono conto di cosa effettivamente è accaduto. Tra quei pochi ci sono i cronisti di giornali e televisioni locali. Che provano da subito a restituirci l'immagine della gravità della situazione. Ce lo spiega Rocco Corvaglia, de LaNostraVoce: "Sin dalle prime notizie arrivate in redazione la mattina del 15 ottobre ci rendiamo conto che la situazione desta enorme preoccupazione e abbiamo netta la sensazione che di lì a poco racconteremo una delle più grandi sciagure nella storia di questo territorio". E in effetti è così: "Le primissime immagini che arrivano da Benevento ci lasciano letteralmente senza parole. L’entità del disastro inizia a mostrarsi in tutta la sua drammaticità: interi quartieri sott’acqua, zona industriale completamente sommersa, case sventrate dalla furia dell’acqua e famiglie costrette a lasciare le proprie abitazioni. Il fiume Calore esonda in diversi punti. Battiamo i primi pezzi. Passa il tempo e la situazione continua ad aggravarsi. La pioggia non si ferma, e a Benevento i soccorsi tardano ad arrivare. Poi la doccia gelata: c’è un morto a Pago Veiano. Pochissimi minuti e arriva la notizia di un'altra vittima a Montesarchio. Alla fine di quest’alluvione di vittime se ne conteranno tre. A metà mattina abbiamo la certezza che la calamità non ha colpito solo il capoluogo, ma la quasi totalità della provincia di Benevento".

Vigili del Fuoco e Protezione Civile fanno quello che possono, pur con tanta disorganizzazione e senza una strategia precisa. Benevento e la provincia vivono, nelle ore successive all'alluvione, una straordinaria dimostrazione di solidarietà: centinaia di persone, anche dai paesi della provincia, scendono in strada e aiutano le famiglie alluvionate a spalare il fango, a mettere in salvo mobili e beni di prima necessità; in migliaia partecipano alle raccolte organizzate dalla Caritas, donando generi alimentari e di primo soccorso; collettivi studenteschi, gruppi di tifosi organizzati (di calcio e rugby), associazioni, gruppi parrocchiali, tutti spalla a spalla con pale e ramazze. A spalare il fango anche alcuni richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza della provincia, come mostra una delle foto simbolo dell'intera vicenda:

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Al di là delle polemiche che seguiranno intorno a quella che per molti è la "retorica della solidarietà", resta una sola vera considerazione: nell'emergenza una mano decisiva arriva dallo spirito di solidarietà e fratellanza della comunità sannita, che sostanzialmente sopperisce a ritardi, inefficienze e gestione confusionaria da parte delle istituzioni. E, per inciso, sminuire ciò che centinaia di ragazzi e ragazze hanno fatto per la città e per la provincia è operazione cinica e probabilmente nemmeno tanto onesta intellettualmente.

L'altra storia che resterà è quella delle aziende sannite danneggiate dall'alluvione. O meglio, quella di una in particolare: il pastificio Rummo. Che indovina la strategia social (detto senza cinismo, eh) con un messaggio semplice e diretto (sulla paternità dell'iniziativa, peraltro, c'è finanche un piccolo giallo):

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La storia dell'azienda beneventana "vince l'internet", soprattutto grazie al moltiplicarsi delle condivisioni su facebook e twitter (l'evento principale conterà circa 150mila partecipanti e saranno migliaia le foto degli utenti con l'hashtag #SaveRummo). Un successo mediatico che, paradossalmente, penetra nell'opinione pubblica ben più della stessa alluvione e contribuisce a tener viva l'attenzione su una vicenda tutt'altro che chiusa. Anche perché nel frattempo si comincia a fare la conta dei danni. Che saranno ingenti e persino complicati da valutare: ci sono interi vigneti che non saranno più utilizzabili per anni, ci sono aziende che dovranno ricomprare subito macchinari essenziali, ci sono attività commerciali che probabilmente non riapriranno, famiglie che hanno perso i risparmi di una vita, decine di sfollati, centinaia di immobili danneggiati, cantine allagate eccetera.

E, soprattutto, l'emergenza non è ancora finita: ci sono paesi ancora isolati, zone allagate e terreni franati. La situazione più grave è quella della zona fra Ponte, Paupisi e Cautano. Gianluca Brignola, cronista locale, racconta cosa è successo: "In piena notte, come nel peggiore degli incubi. Dalla montagna, con una colata di sassi e poi giù a valle, con la piena del Calore a completare l'opera. Per due giorni Paupisi è stato enclave del disastro, isolato da tutto e da tutti. Tutto è andato distrutto, o quantomeno in buona parte, un immenso patrimonio vitivinicolo, onore e traino, forse l'unico, dell'economia locale".

"Nella sala operativa, allestita presso la casa comunale in piazza 4 novembre, si coordinano i soccorsi", continua Gianluca, che spiega come anche in questo caso Paupisi possa contare "sul frutto della generosità dai presidi per la raccolta di generi di prima necessità attivati nei paesi del circondario".  Ma la sensazione è che non basti, non stavolta: "Il comune è al collasso, a tratti ancora isolato e la ripresa, la ripartenza, solo nei cuori di chi la immagina. Serviranno lavoro e risorse, tante".

Non è un caso isolato, ci spiega: "A Solopaca, qualche chilometro più a sud sulla statale Telesina, dalle parti del vecchio scalo ferroviario la piena del fiume Calore si è abbattuta più violenta che altrove. L'intero quartiere è stato sommerso dal fango. Nella parte alta del paese, nello storico rione di Capriglia, il torrente Saucolo ha praticamente travolto tutto quello che ha trovato lungo il suo percorso arrivando fin giù alla cantina sociale. La stima dei danni è ancora incerta, ci vorrà del tempo per capire quale sarà la reale portata del disastro o in ogni caso sarà bene prendersi del tempo per evitare di incorrere nei soliti errori. Quello che è certo, quello che è stato, lo si vede da quella luce che dagli occhi riflette un'immagine che non sarà più la stessa".

La Cantina Sociale di Solopaca sarà l'altro "simbolo" dell'alluvione, anche stavolta grazie a una campagna social (che permetterà di vendere in pochi giorni tutto il vino strappato alla piena):

Nel frattempo, a fare compagnia a Renzi tra quelli che "avrebbero fatto meglio a…" è il Governatore della Campania Vincenzo De Luca. Che dopo essere stato a Benevento per qualche ora il 16 e aver promesso "interventi urgenti", va a Expo2015, portandosi dietro una ventina di giornalisti in gita premio, e nel momento più drammatico per la provincia:

Al di là dell'immagine – boomerang, la Regione qualche passo sembra decisa a farlo: la richiesta è quella dello stato di emergenza, per la quale De Luca dice "non aspetteremo un minuto di più" (è già passato qualche giorno, ovviamente). Per il resto, siamo sempre lì, l'interesse di media e politica nazionali è basso, praticamente inesistente.

Come mai? "Qualche flash sui media nazionali in cui si parla genericamente di maltempo in Campania, in particolare nel Sannio”, ci spiega Rocco Corvaglia: “Non hanno capito cosa sta succedendo, ci ripetiamo. Sarà così anche nei giorni seguenti. Arriva anche un messaggio del Presidente del Consiglio che esprime una generica solidarietà alle popolazioni colpite dall’alluvione. Poi il nulla. Dopo nove giorni dalla tragedia il ministro dell’Interno Alfano e il ministro dell’Ambiente Galletti arrivano a Benevento. Renzi decide di affidarsi al silenzio. I cittadini del Sannio attendono ancora una visita del Presidente del Consiglio".

Che in altre occasioni aveva mostrato interesse, partecipazione, empatia. Chiacchiere, si dirà. Non servono le passerelle dei politici, si aggiungerà. E tutto sommato Benevento ha dato un calcio a vittimismo e deresponsabilizzazione, noteranno i più. Ma la sensazione è che davvero questa sia considerata un'alluvione di serie B, come scrive Raffaella Calandra di Radio24.

I 5 Stelle, invece, giocano la carta dei "soldi dagli stipendi dei politici", donando i primi 4 mesi di risparmi dei consiglieri regionali del Movimento a una scuola beneventana gravemente danneggiata dall'alluvione:

Benevento, 15 giorni dopo l'alluvione

Come sempre, terminata l'emergenza, è il tempo di raccogliere i cocci. E di pensare al futuro.

C'è un'indagine conoscitiva aperta dalla Procura di Benevento, che per il momento è ancora nella fase di raccolta delle informazioni, con sopralluoghi e ispezioni affidati a periti e tecnici. Per ora le notizie che filtrano sull’indagine diretta dal sostituto procuratore Miriam Lapalorcia, con la supervisione del procuratore aggiunto Giovanni Conzo, sono pochissime (secondo la stampa locale si procede per disastro colposo). La polemica sulla “diga di Campolattaro”, invece, sembra più una bufala che una pista concreta.

Intanto, in questi giorni sono arrivate agli uffici della Regione Campania le relazioni sui danni e le priorità di intervento fatte dai Comuni: si tratta della prima fase della dichiarazione di stato di emergenza. Dalla prima ricognizione effettuata, la Regione ha calcolato in circa 695 milioni di euro le risorse necessarie per sostenere il piano di interventi e ricostruzione. Con questi soldi la Regione conta di coprire i costi per le attività di soccorso, di ripristinare i servizi pubblici essenziali e di mettere a bando oltre 500 milioni di euro per la “riduzione del rischio residuo”.

A questa cifra vanno aggiunti altri 270 milioni di euro di “danni alle attività produttive” e circa 120 milioni di euro di danni alle attività agricole. Cifre per il momento ancora sulla carta, dal momento che ora si attende la risposta del Governo.

Come saranno gestite queste risorse, non è ancora chiarissimo. Il rischio, inutile girarci intorno, è sempre lo stesso: che la logica emergenziale giustifichi appalti e affidi senza garanzie, che si assista all’ennesima replica di quanto accaduto in passato nella gestione di fondi emergenziali, che gli interventi per il rischio idrogeologico servano solo a ingrassare affaristi e speculatori, che la politica operi (come spesso accaduto da queste parti, e non solo) secondo logiche di spartizione e di clientele.

Eccessivo? Forse. Ma non è un caso che l'alluvione di serie B cominci a diventare "interessante" non appena si aprono i cordoni della borsa. Mentre quella sul rischio idrogeologico ormai sembra una barzelletta: la situazione di Paupisi, ad esempio, era nota da tempo, come testimoniano le rilevazioni della stessa Regione Campania. Perché nessuno ha fatto nulla? Perché bonificare, qui come in migliaia di altri casi, significherebbe anche prendere decisioni impopolari, abbattere fabbricati, rinunciare a progetti avviati, ammettere responsabilità decennali di politici, amministratori, tecnici e anche semplici cittadini. Invece è molto più facile prendersela con la "politica", con i "politici", così, in generale, come se il termine rappresentasse un'entità mitologica, lontana nel tempo e nello spazio. Così, fino al prossimo giro, fino alla prossima tragedia annunciata.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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