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Avvocatura di Stato: “Il referendum sul ripristino art. 18 è manipolativo e inammissibile”

Nelle tre memorie difensive depositate dall’Avvocatura di Stato si chiede l’inammissibilità dei quesiti referendari riguardanti la reintroduzione dell’articolo 18 e l’abolizione dei voucher, su cui la Consulta sarà chiamata a decidere il prossimo 11 gennaio.
A cura di Charlotte Matteini
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I referendum contro il Jobs Act promossi dalla Cgil – che prevedono l'abolizione dei voucher per il pagamento delle prestazioni occasionali, il ripristino dell'articolo 18 da applicare alle aziende con più di 5 dipendenti e non più 15 come nel passato e il ripristino della responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore – sono giunti ormai al rush finale, previsto per il prossimo 11 gennaio 2017, data in cui la Consulta si esprimerà e dichiarerà ammissibili, o rigetterà, i quesiti presentati. Nel corso della giornata l'Avvocatura di Stato, nella persona del vice avvocato generale Vincenzo Nunziata per conto della presidenza del Consiglio, ha depositato le tre memorie difensive che la Consulta dovrà valutare per esprimersi in seguito sull'ammissibilità dei tre quesiti.

Con riguardo al referendum sull'articolo 18, l'Avvocatura di Stato ha sostenuto che il quesito proposto dalla Cgil avrebbe "carattere surrettiziamente propositivo e manipolativo" e per questo motivo "si palesa inammissibile". Non meno rigida la posizione difensiva relativa al quesito sull'abolizione dei voucher, che secondo l'Avvocatura provocherebbe un vuoto normativo. "L’ abrogazione dal corpo del decreto legislativo 81/2015 dei tre articoli suddetti potrebbe determinare un vuoto normativo idoneo a privare di una compiuta e necessaria regolamentazione, tutte quelle prestazioni che – per la loro limitata estensione quantitativa o temporale – non risultino utilmente sussumibili nel paradigma normativo del lavoro a termine o di altre figure giuridiche contemplate dall’ordinamento vigente", si legge nella memoria. "Il proposito referendario non è tanto quello di sopprimere il ‘voucher', quale strumento di remunerazione e disciplina del lavoro accessorio, ma di abolire lo stesso istituto del lavoro accessorio", rileva l'Avvocatura, chiedendo che il quesito venga dichiarato inammissibile.

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