175 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Afghanistan: stuprata nella moschea, bimba di 10 anni rischia di essere uccisa

I fatti risalgono al maggio scorso: una bambina afgana di 10 anni rischia di essere ammazzata dalla sua famiglia dopo essere stata violentata dal mullah locale in una moschea. I genitori minacciano di ucciderla per lavare l’onore perduto.
A cura di Susanna Picone
175 CONDIVISIONI
Immagine

Dall’Afghanistan arriva la terribile storia di una bambina di 10 anni che, dopo aver subito uno stupro da parte di un uomo di cui si fidava, rischia di morire perché così vuole la sua stessa famiglia. L’inferno della piccola è iniziato a maggio ma solo nelle ultime settimane la sua vicenda è venuta fuori. Come ricostruisce il Corriere, infatti, una settimana fa l’episodio è stato denunciato al New York Times dalle attiviste per i diritti delle donne Women for Afghan Women. La bambina è stata violentata dal mullah Mohammad Amin di Alti Gumbad, un villaggio alla periferia di Kunduz. La piccola è stata stuprata brutalmente in una moschea: ha rischiato la vita per quanto subito, anche perché non è stata portata subito in ospedale. Quando la polizia si è interessata del caso, il mullah ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la bambina, sostenendo però che lei fosse consenziente e di aver creduto fosse più grande. Per riparare al danno, l’uomo si è offerto di sposare la sua vittima. Ma la polizia ha deciso di procedere in tribunale dove sono state mostrate le foto della bambina che dimostravano come la piccola non avesse ancora raggiunto l’età della pubertà.

La bambina riaffidata alla famiglia che vuole ucciderla

Ma se da un lato c’è stato chi ha tentato di proteggere la piccola, dall’altro la sua stessa famiglia e gli abitanti del villaggio avrebbero imputato la colpa di quanto accaduto alla vittima. E il 15 luglio la piccola è stata riconsegnata dalle autorità alla sua famiglia nonostante i genitori avessero minacciato di ucciderla per lavare l’onore perduto. Ora la dottoressa Hassina Sarwari – la direttrice della casa rifugio dove la piccola era stata accolta dopo lo stupro – è costretta a nascondersi dopo aver ricevuto minacce di morte. Quando, infatti, si è presentata in ospedale per portare via la bambina, i vecchi del villaggio hanno tentato di sbarrarle il passo. Sarwari ha parlato con la zia della bambina che le ha spiegato quello che stava succedendo: suo marito le aveva ordinato di entrare in ospedale e prendere la bambina in modo che potessero ucciderla e buttarla nel fiume.

175 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views