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Afghanistan, dopo 13 anni l’Isaf se ne va. Ma la guerra e i talebani restano

La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza annuncia la fine delle operazioni e il passaggio del testimone, dal 1° gennaio, a una più ridotta missione internazionale. I talebani fanno sapere che continueranno la resistenza alle truppe straniere.
A cura di Biagio Chiariello
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Ieri per l’Afghanistan si è chiusa un’era. E’ stato l’ultimo giorno per la International Security Assistance Force, meglio nota come Isaf, la missione internazionale che dopo 13 anni lascia definitivamente il Paese asiatico. Dal 1 gennaio 2015 inizierà, infatti, l’operazione “Resolute Support” cui la Nato parteciperà con un minor numero di uomini. L’annuncio è stato dato dall’ultimo comandante della missione, il generale Usa John Campbell, nell’ambito di una cerimonia tenuta segreta fino all’ultimo per timore di sabotaggi da parte dei talebani: “Abbiamo portato gli afghani fuori dall’oscurità e dalla disperazione, e dato loro una speranza per il futuro”. E ha aggiunto, “con la nuova missione Resolute Support non vi sarà mai più un ritorno ai giorni bui del passato”. E ha quindi rivolto il suo pensiero “alle migliaia di soldati e poliziotti afghani feriti, che hanno dato il massimo per costruire un futuro radioso per questa terra martoriata dalla guerra”.

La nuova missione durerà 10 anni e avrà come compito essenzialmente la formazione e l’assistenza dei 350.000 uomini delle forze di sicurezza afghane. “Abbiamo creato un’alleanza nei momenti più difficili del conflitto, ma abbiamo ancora bisogno del vostro aiuto per costruire i sistemi necessari a garantire ai nostri soldati il sostegno necessario” ha dichiarato Mohammad Anif Atmar, consigliere militare del Presidente Ashraf Ghani.

Nonostante la fine della missione Isaf, la situazione politica in Afghanistan resta difficile, soprattutto nella capitale Kabul. Teatro in appena due mesi di ben nove attentati. I talebani hanno fatto già sapere che continueranno a resistere finché ci saranno militari stranieri in uniforme sul suolo afghano. E’ quanto emerge da un lungo comunicato degli insorti in lingua pashto inviato ai media, nel quale i seguaci del Mullah Omar hanno affermato che la missione Isef è stata una iniziativa “fallita e sconclusionata”. “Il cambiamento di una missione o semplicemente del suo nome – si legge nel documento – non è un risultato per Isaf, Nato o Usa. E a parte il fatto di organizzare cerimonie e tentare di raccontare falsità al proprio Paese, non possono proprio fare altro”.

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