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125 anni senza Vincent Van Gogh. La vita e i misteri del genio della pittura

Van Gogh dipingeva i suoi quadri in serie, e alcuni di questi, come i girasoli o i ritratti, sono divenute le opere d’arte più conosciute al mondo. Una vita controversa, sofferta e solitaria, che si riflette nelle tele e nei paesaggi notturni: anni di malattia e di relazioni mancate, da quella con la prostituta Sien all’amicizia oscura con il pittore Gauguin, durante i quali Van Gogh dipinse quasi 900 tele, realizzò oltre mille disegni e chissà quanti altri schizzi mai portati a termine. Tante sono ancora le vicende irrisolte nella vita del pittore, e tante le suggestioni che la sua arte ha prodotto in seguito. Ecco alcune delle più interessanti curiosità sulla vita, l’arte e il genio di Van Gogh.
A cura di Federica D'Alfonso
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Vincent Van Gogh è stato uno dei pittori più influenti del XX secolo, e opere come "I girasoli" o "La notte stellata" sono divenuti simbolo di un'arte fuori da ogni canone estetico. Geniale ma incompreso in vita, Van Gogh morì a soli 37 anni per una ferita d'arma da fuoco, trovando quella fortuna tanto cercata per tutta la vita, solo dopo la morte. Famosissime sono le sue vicende personali: il rapporto intenso con il fratello Theo, l'amicizia con il pittore Gauguin, l'uso appassionato del colore giallo e la probabile automutilazione che lo portò a perdere un orecchio. "Mio caro Theo, non posso farci niente se i miei quadri non si vendono. Ma verrà il giorno in cui si vedrà che valgono più del prezzo del colore che ci metto, e della mia stessa vita", scriveva il pittore in una delle tante lettere indirizzate a suo fratello. A 125 anni dalla sua morte, le sue opere hanno raggiunto un valore inestimabile tanto dal punto di vista economico che artistico. Ripercorrere alcuni momenti fondamentali della vita e dell'arte del genio assoluto della pittura è ancora affascinante, per questo, vi proponiamo alcune curiosità e stranezze collegate alla personalità controversa di Vincent Van Gogh.

1. Suicidio disperato o omicidio accidentale?

La vita di Van Gogh è diventata famosa anche in relazione al dramma della sua morte: "volevo uccidermi, ma ho fatto cilecca", queste sarebbero state le parole del pittore per giustificare la ferita d'arma da fuoco nel petto con la quale venne trovato, sanguinante, nel letto di un'osteria di Auvers-sur-Oise. Un tentativo di suicidio, non il primo, per porre fine ad una vita sofferta e dolorosa, come la descriveva lo stesso artista. Ma due storici dell'arte americani, Steven Naifeh e Gregory Smith, già vincitori del premio Pulitzer per il best seller "Jackson Pollock: an american saga", hanno ipotizzato una verità diversa sulla morte di Vincent Van Gogh, avvenuta il 29 luglio 1890. Van Gogh sarebbe stato ucciso dal sedicenne René Secrétan, al quale sarebbe partito per errore un colpo da una pistola malfunzionante. Il ragazzino amava travestirsi e girare per le campagne sparando agli uccelli, e quel giorno, un colpo improvviso avrebbe sorpreso Van Gogh che passeggiava, come suo solito, per i campi. I due storici hanno basato l'ipotesi su una semplice constatazione: il proiettile che ha ucciso Van Gogh sarebbe entrato nell'addome dell'artista da un'angolazione obliqua, non da una angolazione dritta come ci si aspetterebbe se il pittore si fosse suicidato.

2. La prostituta amata da Van Gogh

Dolore, Van Gogh, 1882
Dolore, Van Gogh, 1882

Nel gennaio del 1882, mentre si trovava nella piccola provincia olandese di Nuenen, Van Gogh conobbe una giovane donna, Clasina Maria Hoornik, detta "Sien". In attesa del secondo figlio, sola, alcolizzata e malata di vaiolo, che aveva segnato il suo viso in modo irreparabile, la donna colpì profondamente il pittore, che la prese con sé come modella e che, durante una convivenza durata più di un anno, avanzò molte volte il proposito di sposarla. Conosciamo la sua storia grazie allo stesso Van Gogh, che racconta in varie lettere al fratello Theo, la speranza di poter salvare la donna dalla strada e dal suo triste destino. Nel periodo che visse a Nuenen con lei, Van Gogh realizzò più di cinquanta disegni di Clasina Hoornik e della sua famiglia, il più famoso dei quali è senza dubbio "Dolore".

Quando la terra non viene messa alla prova, non se ne può ottenere nulla. Lei, è stata messa alla prova; di conseguenza trovo più in lei che in tutto un insieme di donne che non siano state messe alla prova dalla vita.

Una figura che ha affascinato l'artista per il suo destino solitario e sfortunato, divenuta, attraverso gli innumerevoli disegni, simbolo di una condizione di dolore che Van Gogh sentiva di condividere profondamente con la donna. Van Gogh fu costretto a lasciare Sien dopo un anno, anche a causa delle pressioni della famiglia, che non accettavano l'unione con una prostituta e tentarono, per impedire il matrimonio, di farlo internare.

3. Le 30 malattie di Van Gogh

Genialità e malattia si sa, a volte vanno di pari passo. Tanti sono gli artisti o gli intellettuali attorno ai quali si sono costruite congetture, le cui opere sono state oggetto di analisi ed interpretazioni fra le più disparate: Nietzsche, Paganini, Munch, Michelangelo, e anche Van Gogh. In particolare, il dibattito sui legami fra la malattia, o meglio, le malattie, di Van Gogh e la sua genialità pittorica è stato uno dei più accesi ed interessanti del secolo scorso: quanto i problemi, tanto fisici quanto psicologici dell'artista, hanno influito sui suoi quadri? Oltre 150 psichiatri hanno tentato di rispondere a questa domanda, cercando di classificare i suoi disturbi in base all'analisi delle tele: il risultato, circa 30 diagnosi diverse. Fra le più eclatanti, quella di schizofrenia, di disturbo bipolare, sifilide, avvelenamento da ingestione di vernici, epilessia, con l'aggravante della malnutrizione, del lavoro eccessivo, dell'insonnia e dell'abuso di assenzio. Alcuni studiosi hanno ipotizzato inoltre che l'ossessione di Van Gogh per il colore giallo, presente in moltissimi dei suoi quadri più famosi, non derivasse da motivazioni estetiche o da intenti poetici: il pittore "vedeva giallo" nel vero senso della parola, perché era intossicato dal liquore d'assenzio e dalla digitale, un farmaco che assumeva per curare l'epilessia.

4. La vita contadina

I mangiatori di patate, Van Gogh, 1885
I mangiatori di patate, Van Gogh, 1885

Van Gogh espresse costantemente, sia nella sua arte che nelle lettere indirizzate al fratello, il suo attaccamento alla classe operaia contadina. Fra il 1881 e il 1885 il pittore realizzò innumerevoli studi e bozze raffiguranti i contadini, culminati nel suo primo e più grande dipinto, "I mangiatori di patate" del 1885. Van Gogh associava la figura dei lavoratori della terra con il legame viscerale e profondo con i cicli della natura, interpretando l'aratura, la semina e il raccolto come simboli dello sforzo dell'uomo di dominare su di essa.

Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Ho voluto che facesse pensare a un modo di vivere completamente diverso dal nostro, di noi esseri civili.

5. L'orecchio tagliato e il rapporto sofferto con Gauguin

Autoritratto con orecchio bendato, Van Gogh, 1889
Autoritratto con orecchio bendato, Van Gogh, 1889

Vincent ed io non possiamo assolutamente vivere insieme per incompatibilità di carattere, ed entrambi abbiamo bisogno di tranquillità. È un uomo di notevole intelligenza, lo rispetto, e mi dispiace dovermene andare; ma, ripeto, è necessario.

Queste le parole che Paul Gauguin scrive a Theo Van Gogh, fratello di Vincent, il 20 dicembre 1888. Il rapporto fra i due artisti era certamente controverso, difficile, ma anche fondato su stima reciproca e profonda ammirazione dell'altro. La divergenza di caratteri rende però la convivenza impossibile, come lo stesso Gauguin racconta: nel settembre del 1888 il pittore francese aveva raggiunto Van Gogh ad Arles, ma dopo pochi mesi, sente la necessità di allontanarsi da questo rapporto insano. A questo periodo risale il mistero dell'orecchio tagliato: appresa la notizia della sua partenza, Van Gogh tenta di colpirlo con un rasoio, mentre lui, spaventato, lascia la casa andando a dormire in albergo. Durante la notte Vincent, in preda al delirio, si sarebbe tagliato il lobo dell’orecchio sinistro, avvolgendolo poi in un giornale che consegnerà a Rachel, una prostituta che frequentavano entrambi i pittori, ed infine sviene nel suo letto, dove lo ritroveranno il mattino successivo, quando Gauguin è già sulla strada per Parigi. Questa la versione "ufficiale", che però non ha convinto due studiosi tedeschi: Hans Kaufmann e Rita Wildegans, in un libro uscito in Germania con il titolo di "L’orecchio di Van Gogh, Paul Gauguin e il patto del silenzio", hanno ricostruito l'avvenimento di Arles esaminando i rapporti di polizia dell'epoca e vecchi ritagli di stampa, giungendo ad una conclusione tanto inaspettata quanto contestata. Gauguin e Van Gogh quella notte litigarono violentemente, probabilmente perché il francese voleva andarsene mentre il pittore olandese non accettava l’idea di essere abbandonato. Per difendersi dall'aggressione di Vincent, Gauguin lo avrebbe colpito all'orecchio con un fendente della sua spada. Van Gogh, per una sorta di tacito assenso, non confesserà mai la verità, nella speranza di convincere l'amico a continuare la vita in comune.

6. Il mistero della fotografia

Durante la sua vita, Van Gogh ha dipinto 37 autoritratti. Una rappresentazione non priva di significato, un tentativo di "immaginare" se stesso più che di riportare fedelmente i propri lineamenti. Queste, sono le uniche testimonianze che possediamo del pittore olandese, che non amava affatto essere fotografato: di lui possediamo infatti un'unica foto scattata nel 1871, ad appena 19 anni, molti anni prima dunque, che intraprendesse la strada della pittura.

Van Gogh a 19 anni
Van Gogh a 19 anni

Negli ultimi tempi però, una foto misteriosa è stata ritrovata da alcuni studiosi francesi: lo scatto, databile 1887, raffigurerebbe Van Gogh assieme all'amico Paul Gauguin. Secondo gli esperti del Van Gogh Museum di Amsterdam, l'uomo nel tondo non sarebbe l'artista, perché non gli somiglia. Purtroppo non esistono altri scatti del periodo per fare un raffronto. La foto, nonostante la poca chiarezza, è stata comunque battuta all'asta per 120 mila euro a Bruxelles lo scorso mese.

7. L'orecchio clonato

"Sugababe", questo il nome dell'opera, di Diemut Strebe
"Sugababe", questo il nome dell'opera, di Diemut Strebe

Clonare, letteralmente, l'orecchio mancante di Van Gogh. Un'idea da scienziati pazzi? No, una vera e propria opera d'arte, quella di Diemut Strebe, presentata al "Centre for Art and Media" di Karlsruhe, in Germania, lo scorso aprile. L'opera tenta di mescolare arte e scienza: per ricostruire l'orecchio è infatti stato utilizzato il dna  di un famigliare del pittore, Lieuwe van Gogh, pronipote del fratello Theo. Lo strano "oggetto" è poi stato realizzato usando una stampante 3D,  per dar forma alle cellule e riprodurre così una replica dell‘orecchio, che viene mantenuto vivo dal liquido disposto nel contenitore in cui alloggia. Durante l'esposizione era possibile accostarsi all'orecchio 3D per parlare a Van Gogh tramite un microfono posto all'interno, per poi trasmettere la voce attraverso uno speaker.

8. La Notte Stellata e la matematica

La notte stellata, 1889
La notte stellata, 1889

Nel maggio 1889 Van Gogh chiese asilo all'ospedale psichiatrico Saint Paul de Mausole, appena fuori Saint Rémy. Qui, guardando attraverso le finestre della sua stanza, dipinse una delle opere più famose in assoluto, la "Notte Stellata". Quest'opera ha affascinato e continua ad affascinare chiunque: anche gli scienziati. Infatti, osservando con attenzione il dipinto, alcuni scienziati hanno affermato che Van Gogh era riuscito, 60 anni prima che la teoria venisse scoperta, a rappresentare perfettamente uno dei fenomeni fisici più complessi conosciuti, la "turbolenza fluida". In "Notte stellata" le pennellate circolari creano un cielo notturno pieno di vortici, di nubi e di mulinelli stellari. Van Gogh e altri impressionisti rappresentavano la luce in modo diverso dai predecessori, sembravano quasi riuscire a catturarne il movimento. Seppure inconsapevolmente, Van Gogh ha visto quello che solo nel 2004, con il telescopio Hubble, gli scienziati poterono osservare: i mulinelli di una nube di polvere intorno ad una stella, che ricordavano esattamente quelli dipinti dal pittore nella "Notte stellata".

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