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Zimbabwe, dopo 37 anni finisce il regno di Mugabe. Festeggiamenti in piazza: “Siamo liberi”

Il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe si è dimesso: dopo 37 anni di dittatura, l’unico presidente mai avuto dal paese dopo l’indipendenza dal Regno Unito ha deciso di lasciare all’età di 93 anni. Festeggiamenti nelle strade della capitale Harare.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’annuncio è arrivato all’interno dell’aula del Parlamento e ha suscitato prima gli applausi e i festeggiamenti dei deputati presenti e poi quella dei cittadini che sono scesi in piazza al suono di clacson, musica e slogan per gioire dopo la fine del regno di Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe da 37 anni, che oggi si è dimesso. Mugabe ha inviato una lettera al presidente del Parlamento, Jacob Mudenda, che ha così dato la storica notizia: l’annuncio è arrivato proprio mentre in aula erano appena iniziate le procedure per valutare l’impeachment del presidente.

Nella lettera Mugabe ha sottolineato di aver preso questa decisione volontariamente per permettere una transizione più soft al potere e per il bene dei cittadini. Subito sono partiti i festeggiamenti in strada, con migliaia di persone per le vie della capitale Harare a cantare e saltare e urlare “adesso siamo liberi”.

Chi è Mugabe e il golpe

Mugabe era – fino a questo pomeriggio – il più anziano capo di Stato al mondo. Oltre che uno dei più longevi: 93 anni e 37 al governo. È stato finora l’unico presidente mai avuto dallo Zimbabwe dal 1980, quando il paese è diventato indipendente dal Regno Unito. Mugabe ha sempre vinto le elezioni, ma molto spesso si svolte in un clima di tensione, violenza e con molti dubbi sulla loro regolarità. Dal 1980 lo Zimbabwe è diventato un paese più povero, con un aumento della povertà del 15% in questi 37 anni.

La scorsa settimana l’esercito era riuscito in un colpo di stato senza spargimenti di sangue, prendendo le redini del paese dopo che Mugabe ha deciso di epurare il vicepresidente del partito Zanu-Pf, Emmerson Mnangawa, probabilmente su suggerimento della moglie Grace, che puntava a diventare l’erede del regno di Mugabe e nuova presidente del paese. Domenica sera, quando tutti si attendevano le dimissioni del presidente-dittatore, Mugabe ha detto che avrebbe guidato ancora il paese fino a metà dicembre o comunque fino al congresso del partito Zanu-Pf. Oggi, dopo il ripensamento e le dimissioni, potrebbe essere proprio il vicepresidente Mnangawa a guidare il paese in una coalizione di cui dovrebbe far parte anche la principale forza d’opposizione.

Le reazioni internazionali

La notizia delle dimissioni di Mugabe è stata accolta positivamente in molti paesi. Tra i primi a parlare c’è stata la premier britannica Theresa May: “Le dimissioni forniscono allo Zimbabwe un’opportunità di creare un nuovo sentiero libero dall’oppressione”. La Gran Bretagna, in quanto “vecchio amico dello Zimbabwe”, farà di tutto per supportare libere e giuste elezioni e la ricostruzione dell’economia del paese, ha comunicato ancora la May. L’ambasciata statunitense ad Harare ha invece parlato di un “momento storico” e si è congratulata con i cittadini per aver “fatto sentire la loro voce”.

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